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Channel: Il blog di Sandro Rizzetto - Sport
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L’importanza dei dati oggettivi nella preparazione atletica

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OptoJumpSi dice che “nemo propheta in patria” ed infatti ci capita molto più di frequente di vendere le soluzioni Sport LAB di Microgate a clienti lontani migliaia di chilometri che non a quelli a pochi passi da casa nostra.

E quando dico “pochi passi” in questo caso è letterale, visto che uno degli ultimi test atletici su una squadra di calcio e relativo photoshooting si è svolto al nuovo campo di allenamento di Maso Ronco (Appiano).

Target delle valutazioni atletiche con i nostri apparecchi sono stati tre calciatori professionisti del FC Südtirol, squadra militante in Serie C, terza divisione del campionato italiano di calcio.

Oggigiorno non è più pensabile di impostare la preparazione atletica senza avere a disposizione dati oggettivi certi e affidabili che il solo occhio del preparatore o il cronometro “a mano” non possono dare.

Con il sensore inerziale Gyko abbiamo valutato la postura, i carichi di lavoro eccentrico-concentrico nei salti verticali e i profili muscolari con i quali impostare i lavori di potenziamento con i bilancieri.

Con OptoJump Next in versione 2D, golden standard per la valutazione dei salti verticali e dell’analisi della corsa, siamo passati a testare “il controllo” tramite il protocollo drift consistente in 5 salti massimali monopodalici valutando asimmetrie destro/sinistro e difficoltà di controllo negli spostamenti. Di particolare importanza per la prevenzione infortuni, in quanto rileva subito evidenze di debolezza di un arto rispetto ad un altro.

Con il sistema Witty (cronometro Witty·Timer e fotocellule Witty·Gate) abbiamo valutato tramite test di sprint e navetta la velocità e la capacità di accelerazione e decelerazione, di ovvia e fondamentale importanza nel calcio.

Cognitive Training Change DirectionMa è stato con il sistema di semafori intelligenti Witty·SEM che sono emersi i dati più interessanti. L’ambito del Cognitive Training è infatti un settore relativamente nuovo nella preparazione atletica ma che assurgerà sempre più importanza in quanto determinante a fare la differenza tra i top-atlethes.

Se ormai i professionisti sono tutti preparati fisicamente a livello ottimale, il quid di differenza tra un ottimo atleta e un campione fuoriclasse è dato dalla sua “velocità mentale di esecuzione”, ovvero la Brain Speed.

Tramite esercizi che combinano l’agility con decisioni cognitive da prendere in pochi millisecondi, si riesce quindi a valutare non solo l’aspetto fisico ma anche quello mentale, che gli studi sulla neuro plasticità del cervello ci dicono essere allenabile come qualsiasi altro muscolo.

Oggi nello sport non è più possibile fare a meno di dati oggettivi, sembra incredibile ma spesso hanno più dati a disposizione gli utenti del sito di scommesse online che forniscono ai loro utenti centinaia di dati statistici, che non i preparatori atletici, o i medici sportivi, delle squadre.

In inglese esiste un bel modo di dire: “if you not assessing, you’re guessing”. Quanta verità!

  Cognitive Training Agility Cognitive Training Virtual Goalkeeper


Il mio primo anno con una e-bike

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Come avevo ampiamente preannunciato nel 2014 e 2015, al compimento dei 50 anni di età e con alle spalle quasi 30 di pedalate "muscolari" sarei passato a quelli che molti definiscono "il lato oscuro" dello sport ciclistico, ovvero all'acquisto e uso di una MTB a pedalata assistita (e-MTB). Il post non vuole assolutamente cercare di convincere gli ancora molti scettici sulla potenzialità del mezzo e sull'etica della scelta; ognuno vive la mtb come preferisce e chi vuole conquistarsi la vetta con fatica e sudore ha solo il mio rispetto.

Qui di seguito un lungo slideshow formato da 100 foto 100 che raccontano la mia stagione.

 

Quello che segue è invece il "Riesame" di circa 9 mesi di uso sia dal punto di vista del mezzo tecnico, che del "contorno" che gravita attorno a questo mondo con i tanti Pros e i pochi Contra che ho trovato.

#YesFilter

La bici: Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+

La scelta della ebike non è stata sicuramente facile; se sulla marca (Cube) e rivenditore (Sanvit) c'erano pochi dubbi, restava da decidere se rimanere sulla stessa tipologia ed escursione della vecchia mtb (un enduro da 160mm) o se rischiare e cambiare. Così è stato, avendo optato per un mezzo con minor escursione (140mm dietro, 150mm, oggi chiamate Trail Bikes) coadiuvato però da ruote nel formato 27.5+ PLUS . In questa gallery potete vedere la bici nella configurazione che ho usato maggiormente durante l'anno. Qui di seguito alcune note sui vari componenti.

Geometria e tipologia d'uso

Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+Una trail bike con un angolo di 67,3° è sicuramente il mezzo ideale per quello che si definisce l'All Mountain, ovvero giri pedalati che comprendono salite e discese più o meno tecniche. Fin dai primi giri ho capito subito che avevo trovato un bici comoda, in cui mi sentivo "dentro e non sopra" e con enormi potenzialità per la guida lenta e tecnica. Il manubrio da 800mm stile chopper è stato diminuito a 780, misura che penso diventerà il mio standard su tutte le prossime bici. Il relativo poco angolo di forcella non mi ha mai creato nessun problema sui ripidoni forse anche aiutato da uno stem corto e tenuto molto alto con tutti gli spessori con cui era arrivata. Anche il lungo chainstay di 476 mm che mi spaventava, non ha mai pesato e anzi la sensazione di avere una bici "corta" e che gira in un fazzoletto  è stata molto maggiore della mtb precedente. Soprattutto l'altezza da terra più bassa di prima (con il Reverb tutto abbassato finalmente appoggiavo la completa pianta del piede) mi ha infuso quella sicurezza e maneggevolezza nel super-tecnico che prima non avevo. Certo questo è anche un difetto, infatti toccare con i pedali sassi e rocce nei passaggi più tecnici non è stato così infrequente, soprattutto con i primi mattoni alti 25mm che mi avevano prestato all'inizio (poi sono arrivati le mie sottilette HT AE03 da 11mm e già qualcosa era migliorato).

Sospensioni ed escursione

Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+La fase di tuning delle sospensioni anteriore e posteriore mi ha portato via un po' di tempo e ci sono voluti alcuni mesi per un setting che mi aggradava. Premetto che sono uno a cui piace molto una bici "plush", molto morbida e che assorba anche le minime asperità del terreno a bassa velocità. Avendo in passato avuto brutte esperienze con forcelle FOX (una Talas che definire oscena è un complimento) e invece ottime con la Rock Shox Pike, ritornare nel mondo della volpe mi preoccupava non poco. E sinceramente erano preoccupazioni abbastanza fondate: la Fox 34 Float FIT4 Factory da subito ha evidenziato un fastidioso "beccheggio" vicino al mozzo in fase di frenata (soprattutto su asfalto e ad alte velocità). Cercando sui forum il difetto non è raro e molte volte la causa non è neppure la forka ma magari il disco dei freni o le pastiglie. Sta di fatto che forse una 34 per una ruota Plus e un'inerzia e peso di una ebike non è correttamente dimensionata e un po' di flessione degli steli provoca questo "chattering". Dal punto di vista del funzionamento invece, dopo aver tolto tutti i token con cui è arrivata, sono riuscito ad arrivare ad una ottima configurazione sia per le alte velocità di compressione che per le "botte secche" dei drop o degli alti ostacoli. I 150 mm mi sono sempre parsi sufficienti (rarissimi i fondo corsa) al contrario purtroppo dei 140 del Fox Float X Factory posteriore. La versione top dell'ammo americano, fornito di piggy-back  per evitare il riscaldamento, ha denotato quasi subito una tendenza ad affondare troppo marcata. Anche qui forse la colpa è da dividersi con una geometria del telaio che di certo non possiamo definire progressiva (ovvero all'avvicinarsi del fondo-corsa che si indurisce). Se il plush sui micro-avvallamenti è stato da subito raggiunto, ho dovuto intervenire cambiando un Air Spacer per diminuire il volume d'aria della camera e renderlo più progressivo e meno incline agli "stock" di fondo corsa che comunque non sono mancati. In conclusione: 150mm davanti più che sufficienti, 140mm non è vero che "bastano e avanzano" soprattutto se non supportati da una giusta geometria (es.su Yeti o Santa Cruz, magari bastano).

Freni

Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+Anche qui purtroppo, provenendo dalla Ferrari dei freni Enduro (gli ottimi Hope Tech 3 E4) qualche timore sui Magura MT7 lo avevo. Cambiata subito la leva "del Ciao" con cui venivano forniti con una più corta da 1 dito, l'ergonomia e la regolazione si sono rivelati subito ottimi. La potenza non è eccessiva di tipo On/Off ma comunque adeguata al peso della bici, la modulabilità è molto buona permettendo di stare leggeri quando serve o di pinzare forte nelle staccate. Assolutamente inferiore agli Hope è invece la "costanza": parti con 2 cm. di distanza tra leva e manopola e alla fine della discesa te la ritrovi completamente attaccata. Il problema però più grosso che ho rilevato è stato un fastidiosissimo rumore di risonanza provenienti dal sistema disco/pastiglie. Dopo numerosi interventi meccanici il problema non è stato mai risolto e la causa probabilmente è dovuta ad un mancata uscita simultanea dei 4 pistoncini che tendono a far lavorare la pastiglia non perfettamente in piano rispetto al disco. Dopo una pulizia con alcol isopropilico dei cilindri e con pastiglie nuove il difetto spariva, ma appena entrava un po' di polvere e le pastiglie si consumavano ecco arrivare il fastidiosissimo sibilo (di solito sopra una certa velocità limite) che tante volte mi ha rovinato il mood del giro.

Gomme Plus

Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+Bollate dal pubblico come l'ennesima trovata marketing partorita dalle case costruttrici per costringerci a farci cambiare bici ogni 2 anni, per il mio tipo di guida si sono rivelate un tocca-sana e una rivelazione sulla via di Damasco! Se posso essere d'accordo sull'inutilità del cambio di mozzo (per le plus serve quasi sempre il nuovo formato Boost) che sfido chiunque a sentire la differenza di rigidezza per 6mm aggiuntivi, la tenuta di una gomma cicciona intorno ai 3 pollici di larghezza è inevitabilmente un vantaggio incredibile per la sicurezza e il divertimento. Il fatto di girare –tubeless- con meno di 1 bar di pressione (consentito anche dal mio peso) e l'impronta a terra più larga di un normale 2.35 con cui giravo prima, ti consente un grip pazzesco posteriore nelle salite tecniche e un controllo incredibile nei passaggi  tecnici stile trial affrontati quasi in surplace. Atterrare da un mini-drop e frenare in un fazzoletto con la ruota davanti che anche se slitta va dritta, era un'esperienza che non avevo mai provato! E il famoso effetto deriva di cui si parla? Forse sono troppo scarso in discesa, ma io non l'ho mai avvertito e comunque il confronto con Strava su alcuni segmenti in discesa mi dicono che ero più veloce che con le ruotine di prima…

Ho iniziato con le Schwalbe Nobby Nic da 3" fornite di serie, ma dopo pochi giri sono tornato alle amate Maxxis, DHF 2.8" 3C Maxx Terra all'anteriore e DHR II 2.8" al posteriore una volta con mescola Dual a 60tpi che consiglio vivamente e una seconda con una 3C 120tpi che ho tagliato sul fianco alla seconda uscita! Il cerchio da 40mm di rim ha ovviamente aiutato molto a tenerle nella forma giusta.

Trasmissione e Motore

Cube Stereo Hybrid HPA 140 SLT 27.5+Il motore Bosch CX Performanceè ormai una sicurezza; con 75 Nm di coppia tra i 4 contendenti (Yamaha, Shimano e Brose) è sicuramente il più potente e il limite imposto dalle rampe non è mai il motore ma… la gravità. In uno dei primi esperimenti su quanto ripida potesse essere la salita da scalare, sono infatti riuscito a ribaltarmi indietro di schiena anche se la bici continuava a salire :-) Di sicuro non è certo il più silenzioso (nei primi tempi pensavo non mi sarei mai abituato, invece dopo pochi giri non ci fai più caso, semmai il fastidio maggiore lo dà ad eventuali compagni di pedalata non assistita!) e la rumorosità tende a salire se si compie l'errore di lavare la bici con l'idro pulitrice. I progettisti Bosch pensavano infatti che noi girassimo sempre in città e non avessimo mai bisogno di lavarla e i pochi o nessun o-ring di protezione tendono a far entrare acqua e rovinare i cuscinetti peggiorando il rumore.

Ho iniziato i primi giri a usare la modalità ECO ma poi tornando a casa con 4 tacche su 5 di batteria mi sono chiesto cosa avessi nella testa per quale motivo dovessi faticare. Da quel giorno solo Tour e Sport (più assetati di correnti, ma ben più divertenti) e da fine luglio in poi, con l'avvento del nuovo firmware, quasi esclusivamente la nuova modalità adattiva E-MTB, i cui dettagli trovate in questo post.

L'autonomia fornita dalla batteria da 500 Wh mi è sempre stata sufficiente. Certo, io peso poco e ho abbastanza gamba, ma c'è stato solo un'occasione in cui ho temuto di "rimanere a secco" (un giro iniziato troppo "allegro" da 63km e 1830m D+) per il resto non ho mai avuto patemi d'animo. Teoricamente potrei contare su 2500mt D+ (consumo in Eco 500mt ogni tacca), ma prima di arrivare a questi valori finirebbe prima la mia condizione di gambe/fiato/cu*o! Certo avere 720Wh (come alcune nuove bici 2018) o 1000Wh con la doppia batteria non mi farebbe schifo, ma non sono così sicuro che aumenterei il kilometraggio o il dislivello, quanto che farei gli stessi giri ma con assistenza molto più alta (tutto turbo in pratica!).

Per quanto riguarda la trasmissione ho sostituito subito la corona con una da 14 denti (la più piccola disponibile) che moltiplicati per il fattore 2.5 del motore Bosch ne fa un 35 (prima avevo un monocorona da 28T con 11-42 dietro). Il cambio SRAM EX1 da soli 8 pignoni (11-48T) mi ha soddisfatto come affidabilità e precisione, ma gli 8 rapporti sono a mio parere troppo spaziati. Se in Tour si riesce abbastanza facilmente a trovare il rapporto giusto, in Eco c'è sempre un punto in cui con un rapporto è troppo duro e con l'altro si frulla troppo. Sono stra-sicuro che la prossima versione tornerà a 9 o 10 rapporti e comunque in generale avrei preferito molto una bici con un bel Eagle 10-50 e una corona senza moltiplicatore.

Attività

Come si può evincere dai dati sottostanti (che tengo aggiornati su questa pagina) la teoria che con l'ebike "si fa meno movimento" e ne risente la condizione è assolutamente infondata. Pur avendo fatto un numero di uscite nella media degli anni passati (le sere a disposizione dal lavoro e i week-end sempre quelli rimangono) ho duplicato il dislivello e aumentato di molto il kilometraggio. Il giro medio serale che prima era intorno ai 25km e 500D+ ora è diventato di 33km e 900mt e questo con un consumo metabolico inferiore (media di battiti ridotta ma non poi di così tanto, a dimostrazione che in emtb si deve pedalare lo stesso). E poi comunque ci arriverebbe anche un bambino a capire che se quel trail prima lo facevo a 7kmh, se adesso lo faccio a 15/16, pur se aiutato dal motore, i watt che butto dentro sui pedali quelli sono, non dimenticando il peso quasi doppio della bici.

(click to zoom)

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A essere sincero, visti i numeri a fine anno, ho il rammarico di non averla sfruttata come speravo. Nessun giro negli ultimi due mesi dell'anno (anche -per fortuna- per il meteo giustamente invernale), alcuni tour programmati ma non fatti (Sellaronda antiorario, Giro del Latemar, Macaion…), troppi in proporzione ancora i giri "locali" partendo da casa contro quelli belli e lunghi del week-end (e troppi i giri in solitaria, ma quello non è colpa mia!)

Però qualche soddisfazione che avevo da molti anni me la sono tolta. Il fatto di non avere il limite psicologico del "è troppo faticoso", mi ha permesso infatti di affrontare giri che avevo sempre rimandato (qui tutte le galleries). Finalmente un bel giro sul Lago di Garda sulla Ponale, il Parco di Fanes/Sennes (fatto 25 anni fa e di cui mi ricordavo ancora le ostie), la fantastica Via degli Dei tour da 3 giorni da Bologna a Firenze, il giro Merano2000-Avelengo completato con l'ascesa del Monte Catino, un su e giù per la Val di Non passando da Mendola e Penegal e il bellissimo giro Mendola-Roen-Favogna finito con pochi milliwatt di batteria.

Parco Fanes

Un solo bike-park (contro i 6 dell'anno scorso) ma oltre al già noto e stra-fatto Sellaronda un nuovo giro enduro con impianti: il Bear Trail di Paganella-Andalo-Molveno: 4700mt di discese (e 1000 di salite) che mi hanno distrutto fisicamente e che senza la sicurezza delle gomme Plus forse non avrei potuto affrontare portando a casa la pellaccia!

E infine tante uscite -serali e non- uscendo da casa, allargando il raggio di azione e scoprendo nuovi fantastici trail; uno dei tanti vantaggi delle ebike è infatti il coraggio che ti dà a provare sentieri sconosciuti (soprattutto in discesa), conscio del fatto che se ti va male e devi tornare in su, un bel click sul + del Purion e il problema è risolto.

In mezzo a tutto questo la bellissima esperienza della due giorni in Val Gardena ospiti di Sky, in qualità di vincitori di un concorso Sky Extra.

 

Conclusione

Bosch dice che nel 2020 una MTB su due sarà elettrica. Non faccio fatica a crederlo. Il timore che molti hanno che questo produrrà troppa gente sui sentieri, porterà nuovi divieti o addirittura tasse e balzelli è più che giustificato. Io so solo che per molti giri che faccio io, il classico e stereotipato "panzone neofita"  in cima non ci arriva, e soprattutto non sopravvive alla discesa! Tecnica, frequentazione di corsi (qui e qui i miei consigli), condizione fisica ed esperienza sono sempre necessari. E soprattutto, educazione e rispetto sia per gli escursionisti che per "i cugini muscolari", ché già ci odiano abbastanza :-)

Buone Pedalate (assistite e non) per il 2018!!

Thok Mig Bike Test

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Oggi grazie all'istrionico Vinicio, titolare del favoloso negozio Rush E-Motion Bike di Bressanone (maggiori info sotto), sono stato invitato a testare le e-bike dell'italianissima casa costruttrice piemontese Thok.

Dopo aver letto molte lodi su siti e forum, ero molto curioso di provare quella che viene considerata una delle bici più riuscite a livello di geometria per un uso all-mountain/enduro; senza entrare nei dettagli che si trovano tutti sul loro sito, si tratta di una trail-bike con escursioni 140mm dietro e 150 davanti, esattamente come la ebike Cube che ho usato per tutta la scorsa stagione. Essendo equipaggiata col motore Shimano Steps E8000, ho finalmente potuto  fare un giro "serio" abbastanza per poter fare alcuni confronti con il mio Bosch CX.

Sono stato super fortunato a riuscire ad avere una MIG-R (la versione con componenti migliori rispetto alla "base" MIG già comunque montata molto bene) e oltretutto in taglia S, dimensione che nei bike-test è raro trovare.

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Fatto un egregio setup di SAG dal collaboratore di Thok Jacopo, sono montato in sella e dopo 2 secondi mi sono subito reso conto che è una bici molto corta e "compatta": tra tutte le e-bike che ho provato è stata quella che mi ha dato da subito un feeling da "bici normale, vuoi per il carro corto, per la batteria sapientemente nascosta alla vista, per la compattezza del motore Shimano rispetto all'obbrobrioso Bosch e soprattutto per il peso inferiore di 2 chiletti rispetto alle altre, mi è sembrato veramente di essere in sella ad agile e scattante muscolare.

Partiti in 7 rider per un bel giro intorno alla cittadina di Bressanone, abbiamo cominciato a salire, dapprima sentieri "dolci" per poi incrementare di pendenza e di difficoltà tecnica, affrontando single-trail con tornantini (Spitzkehren) dal fondo non proprio asciutto. A parte un paio di casi dove ho dovuto mettere giù  il piede (anche perché girando quasi sempre da solo o per primo non sono abituato alle "colonne"), devo dire che sono riuscito a salire anche le rampe più impervie, a testimonianza che i 74,5° d Seat tube sono sufficienti per una agile pedalata in salita. Certo mi è capitato più spesso del previsto che la ruota davanti si alzasse  a causa del ridotto chainstay di 450mm, ma stando molto più bassi di sterno sullo stem la cosa si risolve facilmente. La geometria corta, soprattutto di carro, nelle ebike è un po' un coltello a doppia lama: è vero che rende reattiva e giocosa la bici in discesa, ma siccome si affrontano grazie al motore pendenze molto più alte di prima, in salita il rischio alleggerimento dell'anteriore è sempre in agguato.

Non mi è piaciuta molto la Maxxis Rekon (da 2,8" essendo le Thok delle "Plus"), sicuramente tenuta troppo gonfia per i miei standard, ma mi ha ricordato una vecchia Schwalbe Rock Razor che avevo usato, ottima per scorrevolezza, ma appena l'igrometro segna qualche punto di umidità, subito in crisi. La classica accoppiata Maxxis DHF + la DHR II (che la thok monta all'anteriore) a mio avviso avrebbe più senso.

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Alla fine della salita…i neofiti, oltre al sorriso a 32 denti, si meravigliano che anche con l'ebike si faccia fatica e si sudi!

03-IMG_5192A questo punto è iniziata la discesa e la goduria. Come anticipato, bici dal carattere estremamente reattivo e giocoso, che si gira in un fazzoletto, si piega molto facilmente e comunque stabile sul dritto e il veloce; sarà stato l'effetto placebo di sapere che pesa "poco" ma mi sembrava veramente molto più leggera della mia, cosa che mi faceva tentare qualche abbozzo di nose-press o di manual (vanificato dalla "scarsitudine" del rider!).

Molto buoni sia come potenza che come modulabilità  i freni Shimano XT a "soli 2 pistoni" (è appena uscito il modello a 4 pistoni, ma già questo per pesi piuma come i miei bastano e avanzano) con dischi icetech da 203; a causa delle discese non lunghissime non ho constatato il noto difetto di avvicinamento delle leve alle manopole (non sono costanti nella distanza del pompante insomma) difetto che comunque contraddistingue anche i miei ben più cari Magura MT7.

Sul reparto sospensioni Rock Shox (Lyrik RC Boost da 35 davanti e ammo metrico Deluxe RL dietro) non me la sento di dare giudizi. Troppo importante il tuning e i piccoli cambiamenti che si devono fare nel corso di almeno 4 o 5 uscite per tararlo come piace a te. Io ad esempio preferisco rinunciare a un po' di progressività per avere maggiore "plushness" togliendo o limitando i token e stando qualche psi più basso. Il setting di oggi era per me un pelo "duro" ma andava più che bene per un giro di test.

Motore Shimano Step E8000

Un giro di un'ora e mezzo non può certo considerarsi sufficiente per esprimere un giudizio definitivo sulla parte più importante di una ebike e sui gusti e preferenze di una marca rispetto ad un'altra.  Il comportamento di un motore inoltre è fortemente condizionato dallo stile di guida, dalla condizione fisica, dallo skill tecnico e soprattutto dal "mood" psicologico che un utente di ebike mette in campo nei suoi giri. È ormai noto ai più che Brose e Shimano sono motori che fanno felici chi vuole una pedalata più simile possibile alle bici tradizionali (non da ultimo anche come silenziosità), al contrario di Bosch che accontenta anche il popolo dei "sovrappeso non allenati" con il suo esubero di potenza.

La prima grossa differenza che ho trovato sono il numero di livelli di assistenza, che qui sono 3 al posto dei 4 del mio motore. Se dovessimo fare una matrice di comparazione i 3 livelli Eco-Trail-Boost, equivalgono grosso modo a Eco-Tour-Turbo di Bosch, lasciando quindi scoperto il penultimo che in passato era Sport (200% di assistenza) mentre da luglio dell'anno scorso è stato sostituito dall'adattivo E-MTB che qui ho recensito.

Ecco se dovessi dare un giudizio sommario (ripeto basato su un solo giro di test) è che mi sembra ci sia un po' un buco tra i livelli Trail e Boost. Spesso su rampe ripide ho sentito che Trail "era poco" e Boost "era troppo"; visto la poca aderenza del fondo di oggi alla fine ho quasi sempre usato Trail per evitare pattinamenti della ruota posteriore ed è vero che sono salito ovunque, ma è anche vero che il log del cardiofrequenzimetro ha segnato dei picchi oltre i 190 che era un bel po' di tempo che non vedevo. È comunque da rimarcare che il motore Shimano, così come il Brose, sono customizzabili a livello di potenza con una semplice app, quindi molto probabilmente penso che riuscirei a trovare un feeling simile al mio attuale. È anche vero che il modo "adaptive" dell'EMTB di Bosch (più dai, più lui restituisce) e il suo "anti-pattinamento" nelle partenze mi sono un po' mancati in qualche frangente, ma è sicuramente questione di abitudine.

Non mi è piaciuto per niente invece il comando "stile deragliatore" per salire o scendere di livello, ho fatto molta fatica ad abituarmi e dovevo spostare continuamente lo sguardo dalle leve (peraltro molto vicine al comando del reggisella) al display -bellino e a colori- posto centralmente. Preferisco di gran lunga il mio Purion con due tastoni + e – subito sotto il pollice e integrati vicino allo schermo.

Il giro è stato troppo corto per valutare l'autonomia; con 15km e 650 D+ sono arrivato con 4 tacche su 5 con l'incognita di sapere quando si sarebbe spenta la quarta.

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Arrivo sotto il Duomo di Bressanone, leggermente bagnati ma felici.

In conclusione non posso che tessere le lodi e confermare quanto letto su questa Thok Mig. Veramente una gran bici divertente dal rapporto prezzo-prestazioni molto buono. È vero che ci sono (poche) marche che nell'intorno del prezzo della MIG-R (5.250€) offrono il top dei componenti se non altro come prezzo di listino (Fox Factory, gruppo Sram EX1, freni Saint), ma la maggior parte dei brand per una bici montata allo stesso modo e con queste prestazioni telaistiche chiedono molto ma molto di più (arrivando a follie da 10/12k € !!).

E soprattutto, vale la pena ricordare, che è un progetto MADE IN ITALY, cosa che schifo non fa.

Relive 'Thok Mig Bike Test Bressanone'

Rush E-Motion Bike

In calce a questo test, volevo spendere due parole su questo "piccolo ma grande" negozio nato recentemente in quel di Bressanone per volere del coraggioso titolare Vinicio Terranova. Coraggioso perché già iniziare un'attività imprenditoriale di questi tempi è da encomiare, se poi lo si fa partendo dalla calda Sicilia e andando a sfidare il freddo popolo sudtirolese in una cittadina a maggioranza linguistica tedesca, beh…tanto di cappello!

Il negozio è un multi-marca (e quando dico multi…Specialized in primis, ma anche Focus, Ghost, Conway, Centurion, Orbea, Norco e ora anche Thok) orientato al settore Enduro/Gravity. I suoi metri quadri sono indirettamente proporzionali alla quantità/qualità di merce esposta; pur non avendo grossi spazi espositivi, la densità di merce che ti viene voglia di comprare è pari a quella dell'uranio 238!! Endura, FiveTen, ION, Oneal, Mavic, Evoc, nel settore abbigliamento/protezioni sono a mio avviso le marche top al momento in questo settore e qui ci sono tutte. Nel campo di componenti e accessori troviamo Maxxis, Muc-Off, Specialized e molto altro… insomma tutto quello che di solito cerchiamo e troviamo nei famosi shop-online, siti che però non potranno mai offrire il Plus che Vinicio ha saputo dare:

Pur disponendo di pochi mq, quanti altri gestori di negozi, ne sacrificherebbero una certa buona parte per farci un "bar" dove offrire gratuitamente birretta, un bicchiere di vino (o anche bevande analcoliche, ma non diciamolo forte!) a clienti e NON?!! In pratica il customer-care portato ai massimi livelli: consulenza pre-sales, assistenza post, giri organizzati in zona e fuori (da poco si è dotato di furgone) ma anche solo e semplicemente una visita e una chiacchierata come era d'uso fare in ogni negozio qualche lustro fa!

Insomma se abitate nei paraggi, fateci un salto e vedrete che non rimarrete delusi.

Bravo Vinicio e in bocca al lupo per la tua attività.

Aggiornamento Firmware Bosch 1.8

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21-IMG_0130Dopo qualche uscita, posso dare la mia impressione sull'ultimo firmware di Bosch che all'atto della sua applicazione permette di decidere tra 3 possibili configurazioni:

  • la "vecchia" (pre-lug-2017) eco-tour-sport-turbo
  • l'attuale (1.7) eco-tour-emtb-turbodescritta qui
  • la nuova eco-tour-emtb-turbo ottimizzata per pedivelle <= 165mm

Il target principale è ovviamente chi l'anno scorso ha fatto l'upgrade e vuole tornare al caro e vecchio Sport, oppure chi appunto monta pedivelle più corte anti-zappature e vuole un'erogazione ottimizzata per la minore leva del pedale. 

La terza modalità (che mi riguarda avendo guarnitura da 165) promette una maggior "potenza" soprattutto in eco e tour ed un guadagno di prestazione anche nel Walk, a discapito -ovviamente- di un maggior consumo.

Non trovando informazioni su quanto fosse questo aggravio ho deciso di applicarlo, con l’assicurazione del negoziante che se fosse stato troppo avrei potuto “tornare indietro” (attenzione non si parla di downgrade ma di successiva  applicazione del Fw scegliendo un’altra configurazione).

Partiamo subito dalla cosa più avvertibile: il walk funziona sicuramente meglio… siamo sempre nell’ordine di una spinta intorno ai 6kmh (questo per non farlo lavorare come “acceleratore” trasformando l’ebike in un motorino) ma se si usa con giudizio (catena sul pignone piccolo, farsi portare dalla bici  e non spingerla), le salite con la bici a fianco risultano meno faticose;  sempre tranne per il tuo pollice e il polso, visto che il comando su Purion , tenere premuto il pulsante +, è veramente scomodo e faticoso.

Sull’incremento della potenza in modalità Eco e Tour è più difficile dire quanto sia avvertibile. Risulta falsata da un effetto “placebo” per cui se ti dicono che spinge di più, ti sembra sia vero. Non avendo un misuratore di Torque e quindi dati oggettivi non mi piace sparare sentenze del tipo “adesso si che va come un missile…”  certo è che la salita di una ripida forestale che faccio spesso in Tour mi è sembrata ancora più rilassante e naturale (ma ripeto, potrebbero essere altre mille condizioni al contorno…)

Sul consumo invece qualche test oggettivo si può fare. Avevo appena fatto un piccolo test per misurare 2 batterie (la mia e quella di mia moglie) e vedere se c’erano differenze e quindi avevo a disposizione un tracciato misto asfalto/sterrato dove avevo segnato il punto esatto (e quindi i metri di dislivello che sono quello che mi interessa) dello “scadere” delle tacche (che ricordo su Bosch sono 5). Il percorso è stato fatto tutto interamente in TOUR visto che quando voglio risparmiare batteria uso quello (voi direte, perché non ECO? perché imho l’eco di Bosch sulla mia attuale e pesantissima ebike fornisce troppo poco ausilio e se devo fare quella fatica mi tenevo la muscolare :-) )

Per farla breve: il nuovo firmware NON fa consumare di più, anzi nel test addirittura sono riuscito a fare qualche metro di più (è veramente incredibile comunque la ripetibilità del consumo, con lo scarto di qualche metro sarei in grado di predire quando le tacche si spengono!)

Come si vede dalla foto, sia con la 1.7 che con la 1.8 riesco a fare circa 420/430 metri D+ a tacca; finora ho sperimentato la linearità fino a 3 tacche (quindi la terza mi si spegne un po’ prima dei 1300mt; dire che ho la possibilità di fare 2000mt in Tour è sensato ma non ho ancora mai provato).

fw v1.8

In conclusione siamo di fronte a una release che non ha portato grandi improvement come l’anno scorso; presumibilmente Bosch si sta tenendo il grosso botto per il nuovo motore che equipaggerà le bici 2020.

Trek Powerfly LT 9 Plus

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Brevissimo test di meno di un’ora su questa ebike della casa americana che il mio negozio di fiducia Sanvit ha da poco iniziato a distribuire (oltre a Cube, Scott e Pinarello).

La Powerfly LT 9 Plusè una delle ultime e-bike enduro con batteria integrata e motore Bosch CX in questo caso montato orizzontalmente creando un effetto estetico che personalmente non mi aggrada. Molto meglio le versione LT9.9 e LT9.7 in cui l’inclinazione forma col tubo obliquo una linea migliore.

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Ho provato la taglia 15.5 (S): stranamente Trek al contrario di quasi tutti che fanno telai da 16” e 18”  per le taglie S e M propone 3 alternative: 15.5, 17.5 e 18.5. Guardando il sito, Trek consiglia la più piccola a gente più bassa di me (ne esistono??) e per la mia altezza propone una 17.5. Cosa che sia io che l’addetto allo stand del test Bike abbiamo considerato una cavolata.

03-2018-09-08 16.06.41Inforcata la bici in effetti, me la sono sentita subito corta e raccolta, forse grazie anche al pronunciato back-sweep del manubrio. Nel contempo erano anni (cos’erano? aaaaannni, cit.) che non mi piegavo in avanti così tanto (pur avendo due spessori sotto lo stem). Impostazione race da XC insomma, cosa che alla lunga sicuramente non mi piacerebbe (avevo già male al collo dopo pochi minuti). L’handling in discesa così raccolto e reattivo è invece un toccasana: mi ha ricordato molto la Thok Mig che avevo provato qualche mese fa. E il fatto di essere comunque molto caricato sul davanti, non può che far bene alle prestazioni e alla tenuta in curva dell’anteriore. Discesa quindi 9, confort in piano e salita 6 (ma ancora una volta, su una rampa cattiva e ripida l’anteriore caricato non si è alzato, quindi salita tecnica 8).

Per il resto non mi soffermermerò su ogni componente ma vorrei dare un paragone con quelli della mia bici che causalmente ha lo stesso prezzo di listino (quindi della stessa “classe” e categoria)

Forcella Fox Performance 36 Float, GRIP: porca vacca!! Va moooolto meglio della mia (una Fox 36 Float Factory FIT4 2018) soprattutto negli ostacoli piccoli e a bassa velocità. In pratica dove Pike e Lyric hanno sempre eccelso mentre Fox, forse (dico forse) solo con le versioni 2019 ha trovato la quadra. Questo conferma che: cartuccia 2019 molto meglio di 2018, GRIP meglio che FIT4, Factory (e #KashimadiStuCazzo) battuta dalla più economica Performance.

Ammo RockShox Deluxe RT3: probabilmente settato un po’ duro per il mio gusto plush, ma mi è parso equilibrato e molto progressivo.

Freni XT a 4 pistoncini: potenti!! anche troppo, soprattutto il posteriore! E poco modulabili, insomma molto on/off. Questa mattina ero con la mia in un bike-park e avrei eretto un monumento ai miei Saint per come si comportano: best brakes ever!

Ruote da 40mm con copertoni Plus 2.8: la configurazione che avevo l’anno scorso mentre quest’anno il downsizing che ha colpito molte case mi ha regredito a un 2.6” su cerchio da 35mm. Oh… non c’è niente da fare: a me i gommoni grossi piacciono e tornerei volentieri indietro. Purtroppo mettere un 2.8” sul mio cerchio da 35mm non ha lo stesso effetto e resta molto smilzo. Questi Bontrager XR4 non mi sono sembrati male, ma il test è stato troppo breve per dare un giudizio.

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Cassetta SRAM GX 12 speed 11-50: qui ero molto curioso. Io monto la EX1 da “soli” 8 rapporti (11-48), i due denti in più del 50 erano pareggiati dalla corona da 15 mentre io monto una 14 .  La curiosità era data dal fatto se con 4 rapporti in piú si sentisse molto il beneficio di trovare sempre il ritmo e la cadenza desiderata. Risposta: SI, ma ANCHE TROPPO! Nel senso che girando da due anni con 8 rapporti, averne 12 mi ha sorpreso in negativo, tutte quelle volte che dovevo scalare o salire velocemente di rapporto ci mettevo n click e troppo tempo. È vero che forse, abituato al fatto che il mio EX1 cambia di un solo rapporto alla volta, non ho “tenuto giù” il manettino per fare salire e scendere velocemente la catena. Però mi sono ritrovato piú volte a desiderare un certo rapporto (magari il più agile o il piú duro) e di metterci un casino di tempo per raggiungerlo. Nulla da dire invece sulla precisione della cambiata (che con 12 rapporti facile non è). Alla fine il test mi è servito a rivalutare e apprezzare il mio EX1

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Reggisella Bontrager Line: pessimo! il manettino forse non era regolato nel migliore dei modi, ma ci voleva comunque troppa escursione e forza nel pollice. Anche il reggisella stesso non mi sembrava un fulmine nella discesa; insomma mi tengo stretto il mio Fox Tranfer che va benissimo.

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In conclusione un’ottima e-bike (e ci mancherebbe considerata la marca e il prezzo vicino ai 6k). Mi sarebbe piaciuta provare la versione Carbon, ma forse meglio così, sia mai che dopo mi innamori del materiale che fa schizzare il prezzo ancora più in alto.

Mi resta il dubbio se Trek per la mia stazza, abbia un modello giusto. Questa S l’ho sentita al limite del piccolo, mentre la 17.5, pur senza provarla, ho la quasi certezza che mi sia grande. Bene comunque ha fatto Sanvit a prendere una terza alternativa nel settore e-bike (soprattutto visti i scarsi rispetti dei tempi di consegna della casa germanica cubista!), chi comprerà un e-mtb di questa marca non rimarrà di sicuro deluso!

PS sorry per la qualità delle foto fate con smartphone e in super-fretta

Il mio secondo anno con una e-bike

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Proseguo, anche con il titolo, la tradizione del bilancio riassuntivo inaugurata l’anno scorso con questo post.

E come l’anno scorso lo apro con le 100 immagini che ho scelto per raccontare il mio E-2018

 

La nuova bici: Cube Stereo Hybrid 160 Action Team

Ma come? dopo solo un anno cambi giá bici?

CUBE Stereo Hybrid 160 Action Team 500 27.5È stata una meditata decisione ma l’avvento di nuove geometrie e della batteria “nascosta” nel telaio (Powerpack Bosch) mi hanno fatto riflettere che la mia vecchia 140 Plus avrebbe perso troppo valore. Quindi o l’avrei tenuta per parecchi anni, oppure ci avrei perso troppi soldi nel momento del cambio (che avevo previsto col nuovo motore Bosch che è stato ritardato di una stagione). Se poi ci aggiungiamo che i 140mm con la geometria poco progressiva dei telai Cube erano spesso a fondo corsa (neanche pensare a drop seri nei bike park), che non ero contentissimo di freni e forcella e che il giocattolo nuovo era molto appetitoso, ad Agosto 2017 ho ordinato l’ammiraglia delle e-bike di Cube.

“Ma perché nella prima parte del video compare ancora la vecchia bici, se l’hai ordinata ad agosto?” si chiederà qualcuno… Perché è arrivata a Giugno 2018, ben 10 mesi dall’ordine, neanche fosse una Lambo Aventador con vernice personalizzata!

Non voglio addentrarmi in polemiche o discussioni su come il mondo del ciclo (e soprattutto delle e-bike) stia gestendo questo problema. Non è solo Cube l’indiziata numero uno, anche se il successo che sta avendo ingigantisce la cosa. Le voci che stanno dietro il mancato rispetto dei tempi sono molteplici: hanno sbagliato il telaio, hanno fallito dei test di sicurezza, hanno dovuto rifare lo stampo due volte, i telaisti a Taiwan non ci stanno più dietro, è colpa dei fornitori di qualche parte, ecc. Quello che so è che per i negozianti come il mio deve essere un vero stress continuare a dire al cliente che la KW (Kalenderwoche, settimana lavorativa) di consegna continua a slittare fino ad arrivare a ritardi di 6 mesi.

Comunque sia… alla fine la bici è arrivata e come di consueto, finché era pulita, le ho dedicato il suo bel photo-shooting.

Non voglio addentrarmi come l’anno scorso in una dettagliata recensione di tutte le parti, anche perché molte sono uguali (es. il motore Bosch CX, la trasmissione SRAM EX-1, lo stesso cambio di corona da 14T, ecc.). Qualche nota però vorrei lasciarla.

Sospensioni

01-DSC_0013_BURST20180711111653356Niente da dire sull’ammo Fox FLOAT DPX2 Factory EVOL. Non ho mai avuto grossi problemi con gli ammo Fox che ho sempre trovato burrosi e ben settabili per varie situazioni. I 20 mm in più dell’anno scorso si sentono eccome e ti danno un margine di sicurezza quando vuoi “saltare grosso”. Diverso discorso sulla forcella anteriore, una Fox 36 Float Factory FIT4 da 170mm.  Qui invece purtroppo non ci siamo proprio! Come da millenaria tradizione Fox “la forcella dell’anno prima fa schifo, ma vedrete che abbiamo risolto col nuovo modello!!”. Sono anni che lo leggo e sicuramente di anno in anno qualche improvement c’è. La forcella MY 2019 con la cartuccia GRIP che ho provato durante un test bike su una Trek era veramente tutt’altra cosa come attrito di stacco e come scorrevolezza nei primi cm. di escursione. La mia 36 Fit4 MY2018 è invece estremamente performante quando le velocità si alzano e gli ostacoli sono grossi, ma “sul piccolo”, “sul lento” è praticamente una hardtail e le vibrazioni che induce sullo sterzo rendono veramente spiacevole e quasi pericolose le discese di quel tipo. Ho chiesto a Fox se è possibile cambiare la cartuccia da Fit4 a Grip 2019 e per 500€ lo farebbero. Sono indeciso tra investire questa grossa cifra o provare con un tuning alternativo più economico come quelli di Andreani, Abs Fork o Luftkappe (il problema è trovare qualcuno che ci sappia veramente mettere le mani).

Freni

Dopo tanto penare e molti cambi di marca (Formula, Hope, Magura) ho finalmente trovati “I” Freni, con la F maiuscola. Shimano Saint BR-M820, Hydr. Disc Brake. Non penso che sulle prossime bici vorrò nient’altro che questi freni anche a costo di pagare l’upgrade! Potenti, modulabili, non fischiano, non fanno zinzin, la leva resta costante. Quello che insomma dovrebbe essere la norma, ma prima di arrivarci ci ho messo vari anni.

Ruote e Gomme da 2.6”

Schwalbe Magic Mary 2.60, Addix Soft, Tubeless Easy, Super GravityL’epoca delle gomme PLUS da 2.8” o 3” sembra sia durata ben poco. E me ne dispiace, perché per la stagione che le ho avute sotto il sedere e le mani ne ho beneficiato e goduto. L’effetto di deriva e di mancata precisione in curva io non lo sentivo per niente, ma la sicurezza che mi davano sul super-tecnico, sassoso smosso o lento era impagabile. Le 2.6” dicono essere il classico compromesso tra guidabilità veloce delle 2.35/2.5 e la sicurezza delle plus. Forse è vero, fatto sta che in certi passaggi molto arditi ho rimpianto di non avere la cicciona (s)gonfiata ben sotto 1 bar. E i tempi su Strava tra la vecchia plus e la nuova 2.6” non danno certo ragione alla “smilza”: siamo lì oppure addirittura vince la plus (oppure sto solo invecchiando e diventando un lentone!!). L’altro difetto imputato alle plus erano i loro fianchi di carta velina e la propensione a bucare spesso. Penso di non aver mai bucato o tagliato fianchi tante volte come quest’anno. La Schwalbe Magic Mary Addix Soft all’anteriore mi è piaciuta abbastanza, mentre la Nobby Nic di serie ha fatto qualche km per essere subito sostituita da una Maxxis DHR II Dual che pur avendo 60 tpi ho tagliato alla seconda uscita e che ho dovuto tenere spesso con la camera d’aria per problema di tenuta del tubeless.

Ho anche provato a montare dei vecchi 2.8” per vedere quanto differenza ci fosse, ma ho capito che è più il rim del cerchio che fa la differenza che non i 0.2”. I 40mm del vecchio DtSwiss rendono infatti i copertoni molto più panciuti e ciccioni del 35mm del nuovo Newmen Evolution SL.

A proposito…Dio stramaledica i progettisti del mozzo a cricchetti Newman!! Oltre a essere meno scorrevole di un mozzo shimano deore (fatta prova comparativa di quanti giri fa applicando la stessa forza) il RUMORE INFERNALE dei cricchetti della ruota libera è ASSORDANTE. Era così bello scendere nel bosco solo col rumore soft del carro che rimbalzava da un sasso all’altro, adesso sembra stia passando una motosega di qualche lumberjack!! Unico vantaggio… se davanti a te in lontananza trovi dei pedoni, ti basta smettere per un attimo di pedalare e ti sentiranno da un km! #fail

Reggisella

Dopo anni di Rock Sox Reverb, che non mi ha mai dato problemi, il passaggio a Fox Transfer Factory kashimato mi preoccupava. Invece è un signor reggisella, sempre pronto, scorrevole e con un’ottima ergonomia del comando remoto. E qui mi preme ancora una volta ringraziare tantissimo Lorenz e Arthur di Sanvit… il perché lo sanno loro ed è per questi particolari che rimarrò fedele al loro negozio finché mi sopporteranno (non c’è online che tenga in questo caso…).

Fox Transfer Factory 31.6mm, Kashima Coated

Guarnitura, pedali e scarpe

La bassa geometria delle ebike fa si che spesso si tenda a “zappare” con il suolo con i pedali ed ecco che tutte le case hanno ridotto di 10 o 15 mm la lunghezza delle pedivelle. Con i 165mm delle Race Face Aeffect non dico di non aver mai sbattuto su un sasso ma meno frequentemente dell’anno prima. E con il firmware Bosch 1.8 uscito a luglio (qui la mia recensione) il motore è stato ottimizzato per la nuova lunghezza ridotta. Sui pedali sono tornato per la terza volta su HT; dopo gli AE01 e gli AE03 ho montato degli AE05 leggermente più concavi. Non c’è questa grandissima differenza con i modelli precedenti, il grip e la pedalabilità abbinate alle scarpe giuste (ho preso le nuove Five Ten Impact Pro che finalmente hanno risolto il problema della scollatura della suola) sono al top!

htft

Batteria, consumi e peso

Bosch PowerTube 500Differenze tra la vecchia batteria esterna e la nuova Powerpack? Nei consumi nessuna. Certo oggi molte case stanno andando sui 700Wh che danno molta più libertà per giri lunghi (anche se sospetto che non aumenterei i km o i metri D+ ma che farei li stessi con livelli di aiuto maggiori). Per il mio peso piuma e la mia gamba i 500Wh sono più che sufficienti. In Tour ho un’autonomia virtuale di circa 2000D+ (420/430 mt precisi ogni tacca) che è un signor giro. E anche in turbo sparato i consumi non calano drasticamente come avrei immaginato. L’altro giorno per scaricare due tacche di batteria (Bosch consiglia di lasciarla in inverno con 3 tacche residue) ho dovuto impiegare più di 500m. D+ dandomi quindi un range di “un millino” alla massima potenza.

Quello che invece andrebbe molto migliorato nelle e-bike di oggi è il peso. Ormai stiamo raggiungendo pesi vicini ai 25kg per molte case (la mia in tg S penso si fermi un kg sotto ma non tanto di più) e la cosa è abbastanza ridicola se pensiamo che il sovrappeso di batteria e motore è circa di 7 kg (4+3). Ok aumentare le dimensioni strutturali del telaio (con molto alluminio in più visto gli spessori maggiori), ok usare componenti più “steiff” e duraturi, ma la mia vecchia enduro muscolare 27.5 era sotto i 12kg, quindi il margine a mio avviso per fare bici da 20/21kg c’è tutto. Non si tratta tanto di handling (che comunque si fa sentire), ma dell’impossibilità solo a pensarci di fare anche pochi metri di portage o di “spintage”… e questo purtroppo preclude l’organizzazione di bei giri alpini che magari hanno qualche passaggio non pedalabile.

Attività

Come si desume dalle mie statistiche, questo è stato il mio miglior anno in termini di numero di uscite, km, dislivello, ecc. A riprova ancora una volta del fatto, che con l’ebike si va di più. E se non bastasse la mia esperienza potrei portare quella di mia moglie alla quale ho preso una Cube Access Hybrid SL 500, una hardtail da 29”, con la quale ha fatto più di 1000km (prima era tanto se ne faceva 300) e soprattutto ci ha dato la possibilità di fare molti più giri insieme in posti dove non saremmo mai potuti andare con bici tradizionali (es. la lunghissima e dura salita da Ortisei all’Alpe di Siusi).

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Tra i giri “nuovi” fatti quest’anno per la prima volta mi piace ricordare il Sellaronda Antiorario (bello come il suo fratello), un bellissimo giro tra la Badia e la Pusteria grazie al nuovo bike-buddy Mauro, e un Rasciesa-Funes-Seceda con panorami da togliere il fiato.

Senza dimenticare il week-end lungo nel Mugello, splendidamente organizzato dagli amici Rob e Paolone (se volete organizzare un giro in Toscana, Bikemoodè una garanzia!)

Malga Brogles

Programmi per il 2019

Forse porta un po’ sfiga fare programmi visto che alla mia età basta un niente per incriccarsi e veder sfumati tutti i sogni… ma voglio lo stesso mettere qualche buon proposito per vedere tra 365 giorni quanti ne avrò completati (nel mio lavoro di responsabile qualità si chiama “piano degli obiettivi”)

  • Fare molte più giri “fuori porta” (approffittando del gancio traino e del porta bici che sta arrivando non ho piú la scusa del trasporto)
    • Tornare in Alta Venosta (Laces, Goldrano) dove non sono mai andato da elettrico
    • Vedere zone dolomitiche nuove
    • Andare sul Garda (Baldo, Altissimo, Punta Larici) dove vengono da tutta Europa e noi che ce l’abbiamo a un’ora di macchina non ci andiamo mai
  • Fare un altro w/e lungo di ride & food come quello toscano di quest’anno
  • Fare con Silvia l’Eroica Tour nel Senese
  • Migliorare la tecnica (magari con un corso)
  • Non farmi male :-)

BUON ANNO E BUONE PEDALATE!

Quali sono le ore più calde per uscire in mtb ?

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imageVisto che in questi ultimi giorni del 2018 ci sono temperature che definire miti è poco (17° a Bolzano il 31/12), mi è venuta voglia di inforcare la bici invece che infilarmi su piste da sci sovraffollate. E come spesso mi era accaduto in passato mi è venuta la curiosità di sapere “scientificamente” quali sono le ore migliori dal punto di vista del caldo vista la mia famosa “freddolosità” (a qualcuno che soffre il caldo può comunque venire comodo fare il NOT e usarla per uscite estive fresche).

Il primo problema era trovare i dati delle misurazioni di temperatura almeno con cadenza oraria, ma con mia grande sorpresa ho scoperto che il portale degli OpenData della Provincia di Bolzano, li fornisce addirittura con un sampling rate di 10 minuti! Qui trovate sia la documentazione delle API che i servizi REST che espongono in JSON sia le misurazioni in tempo reale, che quelle “storiche” a partire dal 1 agosto 2014.

Tra la lista delle 120 stazioni meteo censite ho scelto quella più vicina a casa mia (purtroppo nel mio paese non ce ne sono) che è quella di Pianizza di Sopra (codice 89190MS) che è posta a 495mt slm, (io sono a 400) ed è molto più vicina come clima ad Appiano che non la calda e afosa Bolzano.

Si è trattato quindi di scrivere due righe di codice per scaricare 4 anni completi di rilevazioni della stazione (ho omesso quella metà di 2014), non solo per quanto riguarda la temperatura, ma già che c’ero per tutti gli altri sensori presenti. 1 stazione x 4 anni x 365giorni x  144 rilevazioni giornaliere ogni 10 minuti x 9 sensori fanno la bellezza di 2 milioni e rotti di records. Mi viene voglia di scaricare tutte le stazioni per avere un db bello grosso con cui giocare  sulle performance, ma questa è un’altra storia.

A questo punto sono bastati “due colpi di PowerBi” (che è veramente la Self Service BI anche per la massaia di Voghera visto la facilità d’uso) per avere un quadro di massima su quale fosse l’orario migliore (più caldo) per organizzare un’uscita.

Qui sotto potete vedere i risultati (ingrandite a tutto schermo con l’icona in basso a destra di full screen) .

Considerando la media di 4 anni (che sono pochi per una statistica seria, ma comunque sono già abbastanza per evitare “anomalie” di un solo anno) l’orario più caldo medio annuo sono le 14:40 con 16.57°.

Risultato che mi sarei aspettato in estate, ma non nei mesi freddi dove pensavo fosse più caldo più vicino a mezzogiorno che non nel primo pomeriggio (come dico sempre “if not assessing, you’re guessing…”)

Se cliccate sui vari mesi in alto vedrete cambiare la curva shiftando di un’ora circa nei mesi caldi, ma sostanzialmente possiamo dire che l’intorno delle 15 è quello più propizio (per me!).

In realtà andando per controprova a cercare tutti gli orari che hanno totalizzato la MASSIMA giornaliera e facendo il COUNT si vede che il vincitore sono le 14.30. Questo probabilmente a causa dei “doppioni” (es. molti giorni hanno la stessa temperatura massima per più di 10 minuti consecutivi) che hanno avvantaggiato quel particolare orario.

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La stessa statistica sui mesi porta a questo risultato. NB: il webservice espone giustamente i dati con l'orario “reale”, ovvero CEST - Central Europe Summer Time con l'ora legale e CET con quella solare.

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A corredo delle statistiche delle temperature, potete giocare con gli altri sensori.

Interessante vedere (magari è cosa arci-nota agli appassionati di meteorologia quale io NON sono) come la curva dell’umidità sia quasi “in controfase” alla temperatura. O come cambia il vento (prendendo la stazione del Lago di Caldaro presumo si veda benissimo quando si può preparare la tavola da surf!)

Conclusione

Chiaramente non è solo la temperatura massima che determina il maggior (o minor per altri) confort. Bisognerebbe incrociare i dati con l’irraggiamento solare (es. oggi alle 14.30 la zona del Gleiff era in ombra ma probabilmente con temperatura molto maggiore delle 12 dove forse si stava meglio), con il vento e con l’umidità. Ma a questo punto dovrei passare la parola agli esperti come gli amici Giampaolo e Marco

Abbigliamento invernale MTB economico

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01-IMG_8216Prendo spunto da questo bel post dell’amico Marco, che per ben quasi 20 anni ha fatto Appiano-Bolzano e ritorno in bici per andare al lavoro TUTTI i santi giorni e quindi se devo associare ciclismo e freddo, la prima immagine che mi viene in mente è lui sulla ciclabile con pioggia, vento, nevischio!

L’altro giorno, ci siamo sentiti via mail, e parlando dell’argomento in oggetto mi ha detto “Io metto quello che capita…Mai badato all'abbigliamento… anche perché tengo famiglia e certi prezzi per me non sono abbordabili.”

Ebbene il post ha il duplice scopo di esaminare cosa metto io nelle uscite invernali, che di questi tempi stanno diventando più numerose che in passato, e dimostrare che con capi “normali” (detto in parole povere “genere Decathlon”) e magari comprati fuori stagione in saldo non si spende un capitale.

Premessa: non sono qui a dimostrare che il capo super-tecnico, di marca e costoso è inutile… Anzi!! Sono convinto che nella maggioranza dei casi il prezzo che ci sembra folle è giustificato (dalla ricerca e sviluppo, dai materiali, dalla durata, ecc.); se siete ciclisti che vanno in bici tutto l’anno anche con temperature polari, investite sicuramente in pochi capi traspiranti che non vi fanno riempire di sudore e di conseguenza farvelo gelare addosso (insomma Endura in primis, Gore, Assos, Castelli o il materiale da sci alpinismo è il vosto pane).

Ma se siete come me, che solitamente tra fine ottobre e fine marzo tirate fuori la bici sporadicamente e diciamo nell’intorno dei 4-10 gradi, dei capi semplici e poco costosi fanno al caso vostro.

Disclaimer finale: io sono mooolto freddoloso. Quello che metto addosso io, probabilmente va dimezzato oppure a voi potrebbe andare ben con 10 gradi in meno. L’importante come in altri sport è vestirsi “a cipolla” per avere la possibilità di togliere/mettere a seconda del vostro feeling.

Intimo e calzamaglia

Sento già la prima critica: parli di economico e inizi con una maglia X-Bionic ?? È vero, la X-Bionic Energizer Mk2 non costa poco, ma si trova in saldo o nell’outlet di Noventa di Piave a cifre intorno ai 60€ e vi assicuro che sono i soldi meglio spesi. Io la uso da anni per lo sci (e la versione a canottiera per la mtb in estate) e dopo 1000 lavaggi sono ancora perfette. Non si inzuppano, non puzzano e la versione a maniche lunghe tiene molto caldo.

Per le gambe quando vado a sciare uso la sua calzamaglia abbinata, ma qui abbiamo il problema del fondello. Si potrebbe metterlo sotto (ricordatevi che il fondello va SEMPRE a contatto con la pelle e messo senza mutande!) ma temo non sia comodissimo. Al loro posto io indosso una calzamaglia Decathlon felpata, con un fondello non eccezionale ma neanche malvagio e che ha anche il gradito optional di un poco di protezioni sulle anche. Lo trovai in luglio (insieme alla giacca softshell) in un Decathlon a Brescia a 19€ e poi non l’ho più visto. Spero mi duri molti anni…

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Secondo layer

Sopra l’intimo metto spesso un pile leggero che anche ha uno strato antivento. Mi trovo benissimo con un capo della Quechua (Decathlon) che mi sembra di aver pagato 14€ o giù di lì. Lo uso molto anche in estate se si sale in quota e il tempo cambia. È molto slim-fit, dalla foto non sembra, e resta molto ben attilato. Ha gli inserti per i pollici in modo da non far entrare l’aria su per le maniche ma sotto i guanti stretti impugnando le manopole dà fastidio.

Sopra i pantaloni da ciclismo la maggior parte delle persone non mette niente (e giá così pedalando avrebbe caldo). Io invece infilo un paio di pantaloni da trekking della Montura che anche qui uso spesso in autunno per giri in quota (o nei bike-park visto che ci stanno sotto comodamente le ginocchiere o i parastinchi). Sono di un materiale e spessore che sono la via di mezzo tra il felpato e la tela leggera e sono anche molto resistenti in caso di cadute o strappi contro rami/alberi.

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Terzo Layer

Sopra il pile leggero se le temperature sono sopra i 10/gradi uso un gilet in soft-shell sempre Quechua. Quando però il freddo alle braccia si fa sentire, indosso un altro di quei capi che ho avuto la botta di fortuna di trovare in super-saldo (avete presente quando ci sono un paio di capi XS e altri XXL a prezzacci…). Per 19€ infatti ho trovato una giacca soft-shell della BTWIN che secondo me non ha nulla da invdiare a quelle stra più costose di altre marche famose (tanto per non fare nomi, ne ho una della Salewa, pagata scontatissima 99€ quando fanno la svendita di campionario che è molto inferiore).

Intanto si vede che è stata concepita per il ciclismo, in quanto è lunga dietro, ha i tasconi tipici sulla schiena, oltre a una comodo taschina con cerniera per il cellulare. Spettacolari sono le lunghe aperture tra braccia e ascelle quando si comincia a sudare e vogliamo far entrare un po’ d’aria. Insomma  un vero “bargain”.

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E sa fa freddo-freddo, soprattutto in discesa asfaltata o non tecnica dove quindi ci muoviamo poco o non riusciamo a pedalare?

Nello zaino o nel marsupio grande tengo sempre un piumino molto leggero e fino della Meru (altra casa low-cost) che si appallotola nelo suo sacchetto e occupa poco posto. Come quarto layer sopra i tre di cui sopra si diventa veramente no-frost!!

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Guanti

Le estremità sono sicuramente la parte che più si gela in quanto esposta al vento e che non si muove. Per quanto riguarda i guanti abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Io mi trovo molto bene con un paio di guanti invernali da ciclismo della Northwave che avevo preso superscontati su CRC quando ti arrivano quelle newsletter a cui non sai rinunciare. Ultimamente sto usando anche dei guanti della Ziener penso siano da  sci di fondo che avevo preso per le ciaspolate. Sono leggermente più grossi ma molto più caldi soprattutto per lo strato windstopper e si riesce a frenare senza problema e con un ottimo feedback.

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Feedback che non si ha invece con i normali guanti da sci che sono troppo grossi e diventano quasi pericolosi. In cantina ho trovato (penso fossero di mio padre perché sono 2 taglie piú della mia) un paio di questi che potrebbero andare bene per temperature molto sotto lo zero (soprattutto è bello che coprano gran parte del polso). All’estremo opposto se fa veramente poco freddo uso un guantino touch-enabled della The Northface (online si trova alla metà che in negozio).

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Calze e scarpe

Per le poche uscite che faccio comprare un paio di scarpe specifiche invernali (come ad esempio l’ottima Northwave Raptor) non è sicuramente il caso. Indosso quindi le mie vecchie abituali Fiveten Impact High che sono abbastanza calde ma hanno però il difetto di bagnarsi in un attimo e non asciugarsi mai. Per questo ho rispolverato un vecchio paio di Northwave Dolomite che avevo comprato ahimé a ridosso del cambio filosofia in merito ai pedali (da clipless a flat). Ho tolto ovviamente la placchetta e messo il suo inserto con la vite, ma la suola molto tacchettata in vibram non ha sicuramente una gran presa sui pedali flat. Di contro il Goretex che le equipaggia mi farebbe stare tranquillo se trovassi pozzanghere, fango o anche neve. La versione nuova sembra essere molto cara, mentre la mia vecchia che sarà fuori produzione la si trova a 1/3 del prezzo.

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Essendo scarpe non propriamente “moon-boot” ci va abbinata una calza calda. A step di temperature io indosso un paio di calze termiche corte sempre di Northwave, la maggior parte della volte unacalza lunga della Gore (non proprio ecomicissima, ma uno dei migliori acquisti che ho fatto) e se proprio voglio stare tranquillo una calza Polartec Lorpen in pile che si suda anche a -20!

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Testa e volto

Un Buff in pile non può mancare. Se preso originale della marca che ne ha dato il nome, può costare molto, io ho avuto la fortuna di trovarlo su Amazon a 9€ probabilmente perché è molto lungo, molto “piloso” e molto caldo, tutte caratteristiche che a me andavano più che bene. Difficilmente lo alzo sopra il mento a coprire bocca e naso (vuol dire che saremmo sottozero e non uscirei), ma per un ulteriore strato anti-maldigola è ottimo.

La parte superiore della faccia invece la copro con una maschera da sci con lenti trasparenti. In estate uso la maschera della POC che adopero d’inverno a sciare e che ha un doppio set di lenti (arancioni e bianche) ma quando non ho voglia di smontare le arancioni, uso un paio di goggles no-name presi molto tempo fa su CRC a meno di 25€. Che pur essendo molto grandi ci stanno benissimo sotto la visiera dell’ottimo casco MET Roam.

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Sotto il casco due opzioni: o una SkullCap di Endura che uso anche sotto il casco da sci (che però è imbottito ed estremamente più caldo), oppure ultimamente ho trovato dei capellini della VL Von Lamezan con una fascia in pile sulle orecchie ma il resto è un misto cotone/poliestere che non fa per niente sudare (al contrario di quelli di lana o solo sintetici). Sia al mercatino di Innsbruck che a quello di Bolzano li vendevano a 9.90€ e ne ho presi un bel po’ e ne sono contentissimo (penso andranno bene anche per le ciaspolate dove di solito o sudo o ho freddo).

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Conclusione

È famoso il detto “there is no bad weather, only bad clothing…”. E fondamentalmente è vero. Certo bisogna sempre considerare anche le altre condizioni, soprattutto del terreno. Se non fa freddissimo ma i sentieri sono comunque ghiacciati, pieni di duro fango o di rimasugli di nevicate, meglio aspettare la bella stagione. Ma in giornate come oggi, una Befana con un bel sole, 8/9 gradi e trail perfetti al limite un po’ troppo “fogliosi”, un bel giro in MTB nelle ore più opportune (testato oggi in pratica dopo averlo verificato teoricamente!) si può tranquillamente fare.

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Prodotti per la pulizia della MTB

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Quest'anno penso di aver perfezionato il mio workflow di pulizia bici e di aver scelto definitivamente i prodotti migliori da usare. Diciamo subito che non sono uno di quei maniaci che la puliscono dopo ogni uscita. Se il meteo è secco e la bici non si infanga pulisco ogni 2 o 3 volte la catena con una secchiata d'acqua in garage sopra un tombino e applico l'olio come descritto più avanti. Se invece durante il giro ho beccato fango e pozzanghere, mi reco al vicino distributore con solo un paio dei sottostanti prodotti (una spazzola, il Cycle Cleaner e il Drivetrain Cleaner), la lavo con l'idropulitrice, una veloce asciugata e poi torno in garage e finisco l'opera con la bici montata su un cavalletto cinese tipo questo.

Come dite? l'idropulitrice non si deve usare?! Avete perfettamente ragione, ma purtroppo a) non dispongo di giardino o cortile con pompa dell'acqua o un rubinetto per questi cosi, b) il mio distributore per fortuna ha una lancia di quelle che per avere la massima potenza e pressione devi premere una specie di grilletto, mentre lasciandola normale la pressione e nebulizzazione sono molto deboli e paragonabili alla canna da giardino. Inoltre sto sempre molto lontano e nella zona motore (soprattutto nei Bosch gen2 che ha un misero o-ring di protezione) punto l'acqua come se venisse dall'alto e mai verso il movimento centrale.

Se proprio avete timore di incorrere in un danno ai cuscinetti interni, usate un trucco che ho imparato dall'amico Marco: una vecchia camera d'aria fina da bici da corsa tagliata e avvolta per qualche giro nella zona pignone/motore.

 

Come vedete nella foto sottostante ho scelto già da qualche anno i prodotti della linea Muc-Off che ritengo un'ottima marca e anche attenta all'ambiente (sono tutti biodegradabili e quindi se qualcosa se ne va giù per il tombino non crea grosso danno).

Seguitemi nella carrellata e nel mio workflow.

Pulizia generale e trasmissione/catena

Come dicevo prima in caso di fango o comunque di bici sporca un po' dovunque dò una prima sciacquata, spruzzo dovunque (anche su dischi e pastiglie) il Cycle Cleaner che compro in formato da 5L e mi dura un paio di stagioni, spruzzo su catena, pignoni, cambio e corona anteriore il Drivetrain Cleaner, faccio "decantare" per qualche minuto e poi sciacquo abbondantemente con l'acqua. È difficile che mi serva una spazzola, di solito la sola (bassa) pressione dell'acqua basta a portare via tutto lo sporco. Al limite comunque, se avete un telaio con punti sfigati dove si annida lo sporco, una piccola spazzola presa dal set da 5 scovolini può essere utile. Prima del Drivetrainer liquido, ho usato per un certo periodo il Chain Cleaner spray; questo è adatto solo alla catena ed è molto più potente del precedente (scioglie il grasso come 10 chante clair e lo consiglio su quelle catene che non pulite da moltissimo tempo bello incrostate). Sempre in passato usavo quei tool di plastica da riempire di acqua e detergente e poi far girare dentro la catena; non li trovo per niente comodi (si stacca spesso qualche parte e per Murphy mi cade sempre giù nel tombino!) e li ho sostituito con questa fantastica spazzola Grunge della Finishline che è perfetta ed ergonomica. Con quella spazzolina/tool che vedete in basso a destra ricordatevi di pulire bene le due puleggine della gabbia del cambio posteriore e (tolta la catena dalla corona anteriore) la parte tra corona e ruota dentata del motore sul movimento centrale. 

Nel caso di contaminazione dei dischi un ottimo prodotto per pulirli (oltre all'alcol) è il Disc Brake Cleaner che viene molto utile anche se il vostro impianto frenante è rumoroso. Anche qui, spruzzate su tutto il disco (conviene togliere la ruota dal telaio per operare meglio), lasciate riposare un paio di minuti e poi asciugate col panno.

Lubrificazione

Una volta ascgiugata la bici del tutto (a proposito, investite 1 € a straccio in questi panni in microfibra invece di usare vecchie canottiere di 20 anni fa...) è tempo di lubrificare alcune parti. La catena è ovviamente una delle prime cose e il metodo giusto è quello di dare UNA goccia a ogni maglia della catena usando un olio dry o wet a seconda della stagione. Io non esco quasi mai in inverno o con la pioggia quindi compro solo oli per asciutto come il Dry Lube; ovviamente esiste anche la versione Wet, quella ceramica e addirittura quella specifica per Ebike (che mi sa tanto di "è uguale alle altre ma scrivi ebike e facciamolo pagare di più..."). Bonus Tip: è molto importante dopo aver dato l'olio, prendere un pezzo di Scottex/Tutto, avvolgerlo con la mano intorno alla catena tenendolo con due dita sulla parte verticale della catena e dare due o 3 giri di pedalate per togliere tutto l'eccesso di olio che altrimenti attirerebbe un sacco di polvere e altre schifezza rendendo la catena più sporca di prima giá al primo giro.

 

Successivamente passo al MO94, un lubrificante PTFE multi uso che serve sia per disperdere l'acqua in eccesso che soprattutto a lubrificare le parti mobili (tutti gli snodi del carro, i pedali, le parti della trasmissione, le bielle di attacco dell'ammo, la serie sterzo, ecc.); state solo attenti a non dirigere lo spruzzo verso le pastiglie (sarebbe sempre meglio operare con le ruote smontate ma non sempre ne ho voglia e quindi spesso ci avvolgo intorno uno panno anche se so giá che prima o poi butterò via un po' di soldi per queste Covers...). 

Sugli steli del reggisella, dell'ammo posteriore e della forcella uso invece il Silicon Shine che può comunque essere usato anche su altre parti metalliche, plastiche o gommose per preservarne la lucentezza. Sa anche un "buon" (de gustibus) odore di Big Babol alla Fragola :-) Ultimamente solo sulla forcella anteriore uso un prodotto ancor più specializzato (l'unico non Muc Off) che si chiama Brunox: si spruzza un po' sugli steli e lo si lascia colare fin dentro i paraoli che vengono così lubrificati e non si seccano.

Protezione finale

Al posto del citato Silicon Shine che una volta usavo su tutto il telaio, adesso applico alla fine di tutto il processo il Bike Protect, un prodotto che crea un velo superficiale dando lucentezza e (dicono) evitando che lo sporco e la polvere si attacchino. Anche lui ha un buon profumo e per qualche minuto ti sembra di avere la bici nuova come tirata fuori dal negozio.

Il tutto sembra una cosa molto dispendiosa in termini di tempo, ma vi assicuro che quando ci fate la mano in mezz'oretta ve la cavate. Non è ovviamente solo una questione di avere la bici pulita e in ordine ma si tratta di una vera e propria manutenzione preventiva che vi assicuro vi allungherà la vita dei componenti e renderà meno probabile qualche rottura sui trails. Io per anni non facevo mai niente, ma ero molto più spesso dal meccanico per noie di ogni tipo. Inoltre durante le operazioni di pulizia magari ci si prende quei 5 minuti per dare un'occhiata con una brugola o una torx ai vari serraggi di boccole, pinze dei freni, serie sterzo, ecc., controlli che non dovrebbero mai mancare se vogliamo scendere tranquilli dai nostri sentieri.

Buona pulizia e soprattutto buone pedalate!

 

Testival Bressanone e Bike Festival Riva edizioni 2021

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Per la prima volta nella storia (penso) i due più importanti festival di matrice germanica organizzati nella nostra Regione si sono svolti a distanza di pochi giorni (visto lo spostamento da maggio di quello gardesano causa pandemia). In entrambi i casi sono andato solo per fare un giretto da turista e non in veste di tester, qui sotto alcune appunti mentali (e fotografici) che ho riportato di getto su un famoso forum dedicato all’argomento E-Mtb.

Testival Bressanone (24 set.)

TestivalPer chi fosse nei paraggi di Bressanone, consiglio un giretto al Testival dove ci sono parecchie novità in esposizione e anche in prova (purtroppo pochi esemplari e di solito solo M o L, però testabili su discese e trail veri come quelli della Plose, non nei piazzali). Questi alcuni miei "appunti" e foto fatte in super "point and shot mode" (aka storte, tagliate, controluce, ecc.) con il telefono in modalità superautofullidiotmode :)

Sul mio personalissimo cartellino Giant Reign e Haibike Nduro 7 (entrambe Yamaha PWX3) vincono ai punti. La reign la pensavo piú smilza, soprattutto la E+1 in bianco/nero sembra molto, molto più cicciona di quello che è, mentre la E+0 (verde scuro) ha un aspetto migliore (d'altronde il nero "sfina" ed è il motivo per cui non esistono preservativi neri :) )
Spero solo che sugli esemplari di serie mettano un batticatena perché il chainstay era tutto segnato in modo pesante (allo stand mi hanno chiesto gentilmente di non fare una foto di close-up dicendo che quello era un "campione" e che sanno del problema; se zoomate cmq lo vedete)

Nduro 7 invece ha la linea che mi ha colpito maggiormente per semplicità ed eleganza. Vista vicino ad una Allmnt la "enduro" sembrava quest'ultima e non la 180. Le Allmnt Bosch 750 non sono brutte, ma la zona inferiore ha un qualcosa che mi ricorda il "tascapane" delle prime Moterra o Lapierre. Le Allmnt Yamaha invece purtroppo erano tutte fuori sui trail... ho visto la SE da 10k con il PWX2, pesantissima e massiccia anche quella rispetto alla nduro.

Yamaha (con Shimano) stravince come eleganza dei controlli e dei display. Il nuovo controllo Bosch è abbastanza grande ma non esagerato, è sicuramente ergonomico ma ha una caratteristica a me fastidiosa: è ALTO! ha infatti un collarino che lo deve sollevare di molto per farci stare il collarino freni (di n marche) tra lui e la manopola e questo "distacco" dal manubrio non mi ha strappato l'urlo (sembra quasi più alto del Purion). UI/UX non proprio da "prendo e vado"... cliccando random io non ho ancora capito come si cambia modalità!! Visto su bici senza il Kiox300 comunque è un passo avanti come pulizia cockpit anche se l'essenzialità di reign (due pulsanti e comandi su tubo stile Levo) sono imbattibili. Il Kiox posizionato sopra lo stem è molto elegante, mentre se messo messo fuori (oltre a essere ovviamente esposto) appensantisce un po'.

Conferma in negativo, rispetto al PDF/sito, nella visione dal vivo per Scott Patron. Quanto è bella e ha un senso il celare l'ammo (tranne per setup rebound e manutenzione) per la spark muscolare, tanto è pesante e orpellosa la Patron (ribadisco, ma vale per tutto, SUPER IMHO)
Nella foto del triplo comando (!) potete vedere quanto dicevo del comando bosch.

Le Mondraker Carbon erano tutte fuori, vista la Alu (Crafty RR) in cui è ben riuscita la sezione (pur a parallelepipedo e non stondata come Nduro) del tubo obliquo che la rende più snella di quanto sia.

Sempre bellissime e appetibili Merida (la 10k che ormai sta diventando il prezzo di seconda fascia, sigh!) e la Orbea Wild FS. Per loro e per tutte le altre bici Shimano EP8 e Bosch 625 ho provato però un sentimento di "ma davvero vado a spendere 6,8,10k per una bici che magari mi arriva in primavera estate e sa di vecchio..?!" Ragionamento sbagliato perché si dovrebbe prendere quello che ti serve (a me 52kg ignudo la 750 è solo un aggravio di peso) e non l'ultima novità, ma il cervello (o il famoso "marketttttting") dice il contrario...

Considerazioni su Radon, Lapierre, Scor, Ghost, Flyer (linea molto particolare la vecchia Uproc6, non di mio gusto), Norco, Conway, Corratec e altre che non ho fotografato non ne ho; probabilmente non esistono più bici che vanno "male" e che ti lasciano a piedi ed è un bene che abbiamo così tanta scelta per barattare i nostri reni (e in certi casi fegato e milza, vedi 13.499 della top mondraker).

Tra meno di un mese si replica a Riva. Intanto con le giornate che sta facendo almeno qui in Alto Adige, andate a pedalare con quello che avete, anche pachidermi da 25 kg (cit.)

Visita la Photogallery…

 

Bike Festival Riva (15 ott.)

Bike Festival 2021Location spostata rispetto al solito (essendo la zona un cantiere) in un grande parcheggio sterrato molto polveroso visto che a) lasciano entrare le bici (male!) b) chi le usa è così scemo da tirare frenatoni alzando nuvole di polvere!! Ho detto "entrare" perché la zona è recintata e ai varchi controllano il Green Pass (bene!! con tutto il rispetto per le idee dei novax...)

Rispetto a Bressanone, molte più case presenti; curioso che Cube fosse sul cartellone espositori, ma al suo posto c'era un player locale di vestiti (Carpentari) che probabilmente ha sostituito all'ultimo una defezione perlomeno insolita.

Molti stand completamente depredati dai tester (giustamente), solo che vedere ad es. Giant, con una sola hardtail lì appoggiata e tutto il resto vuoto, faceva un po' strano.

Poche (o nessuna?) bici con il nuovo Bosch date in prova. Haibike dava fuori solo le vecchie Allmnt e esponeva una Bosch750 (la allmnt 11 con una bella verniciatura cangiante del carro). L'ergonomia del comando e del reggisella, se ben posizionato, mi sembra comunque molto buona.

La Scott Patron e la Uproc 6 continuano a non piacermi anche a distanza di due settimane :), mentre Trek ancora "non pervenuta" con le bici 2021; faceva in bella mostra una 9.8XT 2020 con tanto di cartellino di prezzo, ma -confermato dall'omino- non più ordinabile o disponibile.

Molti gli stand "di contorno", alcuni con merce "da mercato" (senza offesa) altri con prodotti "di nicchia" (da pronunciare alla Balasso!!)

Alcune assenze "importanti" sempre presenti nelle scorse edizioni (vado a memoria): SRAM, Cannondale, Hibike.de (dove trovavo sempre qualche "bargain" da comprare)

Ho fotografato un po' di bici e qualche accessorio a caso che ha attirato la mia attenzione (mi sono piaciute molto ad es. le nuove Five Ten Inpact Pro Mid, modello alto cha hanno i malleoli (o forse solo quello interno) in D3O.

Per chi è in zona un salto può valere la pena (ma occhio al traffico da w/e!!)

Visita la Photogallery…

Epic Course con @SteveUde

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Chi segue il sito/forum mtb-mag e emtb-mag avrà sicuramente sentito parlare degli Epic-Trail e di Stefano Udeschini (@SteveUde), un talentuoso rider che io già seguivo sul suo canale Youtube e poi su quello del Mag ammirandolo per le sue capacità tecniche ma anche comunicative e tecnologiche (drona bene, riprende bene e video-edita altrettanto).

Quando ha annunciato che iniziava una sua attività in proprio di formazione (prima collaborava con la crew del Dolomiti Paganella Bike) non mi sono fatto sfuggire l’occasione per prenotare due mezze giornate di lezioni private che si sono svolte nella trail area di Terlago.

L’inizio dell’attività formativa diciamo non è stato dei più fortunati: due giri sulla pump-track, troppa confidenza e nessuna esperienza su un fondo così veloce e compatto (ne avevo provate alcune in terra battuta) e sbraaamm…un bel taglio sull’avambraccio (ovviamente appena sotto il paragomito!!) che sarà ricucito con 3 punti ma che provvisoriamente tamponato con un cerottone non mi ha comunque impedito di proseguire la prima sessione di training (piccola e unica non-conformità da assegnare: aveva cambiato zaino e si era dimenticato il kit pronto-soccorso, che per fortuna nel mio non manca mai!)

La pericolosissima pump-track dove si cimentano solo atleti EWS e della Rampage...ecco perché sono caduto!

Abbandonata quindi la “fatal” pista in tartan-adamantio-sbregatutto, abbiamo montato le rotelle, abbiamo proseguito su un prato le nozioni di base sulle curve. Come dico spesso ogni corso ti lascia qualcosa di “importante” e di diverso da altri corsi o trainer. La gestione del “piede esterno giù” (che io buttavo sempre TUTTO in basso in qualsiasi curva, mentre spesso basta abbassarlo a 120°) e il concetto di usare la mano interna per inclinare molto di più di quanto facessi la bici, sono i due mantra che mi sono portato a casa quella mattina e che mi hanno -a mio avviso- molto migliorato nel corso della stagione.

Abbiamo poi proseguito sul versante est rispetto al lago (Sorasass) cercando di mettere in pratica quanto appena visto su un trail vero dove ovviamente ci sono stati altri mille utili consigli (sguardo, frenata, anticipi, ecc.)

Seconda giornata a distanza di qualche settimana e questa volta risalita veloce sul versante ovest per continuare la didattica “teorico/pratica” sui sentieri delle PS di una gara importante che si svolgeva in questa area. Ancora curve, passaggi tecnici, rudimenti sui drop e step-up, impostazioni base del bunny-hop (con la sua “leggera” Rise qualche ramoscello riuscivo anche a superarlo 😊 ) il tutto condito da piacevoli conversazioni extra-mtb durante le risalite. Altro tip, che mi è servito molto, il sentire in posizione di attacco il 50% circa del proprio peso sulle manopole (questo fa si che si carichi molto l’anteriore e ci si sforzi di guidare “in avanti”).

Devo dire che sono rimasto super-soddisfatto e, come detto, ho già mentalmente prenotato altre lezioni in primavera (magari su qualcosa di più tennico come il 803 Monte Corno appena la neve se ne sarà andata).

Anche dopo il corso siamo rimasti in contatto e ogni tanto ci scambiamo qualche messaggio via whats’app (lui forse direbbe che io lo stalkerizzo e che lui cortesemente risponde…), non posso che confermare la sua cortesia, simpatia, disponibilità e ovviamente competenza e invitarvi a visitare il suo sito ufficiale epic-trail.com non solo per i corsi ma per tutte le attività che organizza (viaggi, camp, ecc.).

Bosch Smart System, il sistema che proprio intelligente non è...

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L'anno scorso quando ero in procinto di scegliere la nuova E-MTB fui assalito da un dubbio: andare sull'appena uscito sistema Bosch (stesso motore, ma nuovo concetto di pulsantiera, display, batterie più capienti, ecc.) o rimanere sul vecchio visto che il motore non era cambiato e i Wh in più (da 625 a 750) per il mio peso leggero non erano così indispensabili?

Ho scelto la prima opzione, in primis perché sono un nerd che vuole sempre l'ultima versione dell'ultimo gadget tecnologico, ma anche perché a ragionarci bene avere un sistema aperto per il futuro, pronto a nuovi updates o nuove integrazioni contro uno dismesso e a fine vita è sempre una scelta saggia.

Inoltre uno si immagina che in una nuova versione ci saranno tutte le features di quella vecchia, PIÙ qualcosa di nuovo, ma mai e poi mai che TOGLIERANNO qualcosa... Ebbene non avevo fatto i conti con la casa teutonica e con gli engineers (o product-manager? o marketing-manager?) che hanno deciso di "tranciare" le seguenti features dal Kiox 300 o dall'eco sistema mobile app/website

  • Non è più possibile associare un cardio frequenzimetro BT o ANT+
  • Non è più possibile crearsi schermate customizzate (come si fa sul Garmin); adoravo la mia schermata Velocità/Watt/RPM/Cardio
  • La navigazione con ogni schermata fatta di due pagine (consultabile con un pulsantino che in corsa è quasi impossibile da trovare/premere) è demenziale
  • Sulla nuova app Flow (non disponibile solo in italiano, ma questo direi che è un Plus :-) ) all'interno del singolo giro non è più possibile avere le % delle modalità utilizzate (Turbo/Emtb/Tour/Eco); esiste solo un calcolo COMPLESSIVO (e inutile) della somma dei tuoi giri
  • Sul Web non è più possibile vedere nulla dei propri giri, né i totali, né i singoli giri... era tanto difficile da integrare all'interno del vecchio ebike-connect.com ?
  • Non essendoci più la pagina web, non è più possibile esportare condividere il Tour su Facebook, esportare su Strava o scaricarsi la traccia in GPX, TCX, ecc. (non mi tocca, usando un device Garmin, ma ad alcuni utenti faceva comodo)

Ora dico: ma si sono bevuti il cervello? È come se Windows 11 fosse uscito senza 6 o 7 features di quelle pesanti  rispetto a Win10!! 

Se poi ci aggiungiamo:

  • il controller ha l'ergonomia studiata da uno che lo ha montato su un manubrio finto e non ha mai fatto un test pedalando!! I bottoni sono troppo piccoli e soprattutto troppo molli! Ma lo sapete che su una E-MTB si cambia modo mentre si prendono scossoni e serve soprattutto in situazioni critiche e veloci? Non solo mi capita spessissimo di cambiare 2 (o anche 3!) step invece che uno solo ma addirittura sbagliando il verso con -oserei dire- un rischio per la sicurezza! L'altro giorno mentre ero in Tour in procinto di affrontare un tratto tecnico e un gradone/radice da salire volevo cambiare ( ↑ +1 ) in EMTB e mi sono trovato in OFF ( ↓ -2 )!! Ovviamente quasi cadendo vista la repentina caduta di potenza. Veramente scomodo oltre che "bulky" e soggetto (SGRAT) a rotture in caso di cadute. Cari progettisti, secondo voi perché la concorrenza (in senso orario Bosch, Specialized/Brose, Giant/Yamaha, Shimano E8000) fa dei mini controller SU-GIU essenziali e minimal?


  • la batteria da 750Wh e di 4.5 Kg purtroppo è un "travone" che appesantisce troppo la bici sul davanti e ne limita fortemente la giocosità e qualsiasi velleità (agli scarsi e deboli come me) di fare dei bunny-hop. È ovvio che qui Bosch non poteva stare dietro ai competitors che giá da qualche tempo offrivano i 700/720/750 Wh, però tra le batterie di uguale capacità è sicuramente la più pesante.


  • La modalità Tour+ (disponibile anche sui vecchi sistemi "non-smart") a me non piace, ma qui si entra nei gusti personali: troppo poco potente in basso (infatti parte da Eco) e troppo simile come caratteristiche a E-Mtb. La progressione se si spinge sui pedali è notevole, ma visto che non sembra essere così risparmioso in termini di consumi, mi chiedo a che scopo usarlo invece che l'accoppiata Tour e Emtb
  • La nuova App Flow ha la possibilitá di fare un minimo di tuning alle modalità "fisse" (Eco, Tour, Turbo); funziona ma la UX è di nuovo studiata da chi non ha mai sentito questo acronimo. Come si fa a mettere solo uno slider (senza un button di conferma) e non dare nessun acknowledge di "sent/received"? Uno si deve fidare che la connessione bluetooth è UP e pedalando discernere le differenze!


  • La questione autonomia: sui forum ci si imbatte spesso nello stupore di chi dice "ma è possibile che con la batteria da 750Wh faccio meno km o metri di dislivello della vecchia da 625??". Nei miei primi giri anche io avevo avuto questa impressione dando la colpa ad un possibile "rodaggio" delle celle e aspettando qualche ciclo di ricarica prima di preoccuparmi.
    In effetti quello che è cambiato è semplicemente l'algoritmo che stima la % di carica rimanente. Mentre con il vecchio sistema era palesemente cannato in un verso (ovvero andava giù molto lentamente all'inizio e crollava alla fine), qui gli intelligentoni hanno pensato di fare l'opposto, ovvero nei primi km/D+ vediamo un battery drain copioso ma poi dopo il 50% il consumo cala molto più lentamente. Forse lo hanno fatto perché prima molti utenti saranno rimasti "in braghe di tela" non aspettandosi che l'ultimo 15/10 calasse così in fretta, mentre ora la gente "spaventata" dal primo 10% che se ne va in un battibaleno, diventa più parca e parsimoniosa di Watt. Morale: fatevi un paio di giri dove cercate di andare a zero di batteria e confrontate i metri con quelli di prima, vedrete che sono effettivamente il 20% (625->750) in più. O in alternativa arrivate fino ai metri D+ che facevate prima e noterete che avrete ancora quel famoso 20% di autonomia maggiore.

Tutto negativo quindi? No... alcune cose sono ovviamente migliorate

  • La possibilitá di fare tuning delle modalità fisse mi ha portato a scoprire che il modo Tour è un fantastico tuttofare. Messo infatti a +5 diventa un "quasi Sport" (la modalitá fissa del 200% abolita dall'avvento di Emtb) che consuma meno di Turbo ma ha una resa molto simile. Castrato invece di qualche punto (es. -3) è un risparmia-batteria ma ancora un salva-gambe rispetto al troppo debole (per me) Eco, che neanche a +5 riesce a togliermi dalla testa la frase "ma se devo fare tutta sta fatica cosa ho comprato una ebike a fare?".
    Per rampe impossibili, passaggi super-trial, o modalitá scazzo-shuttle, consiglio invece il Turbo+5... favoloso!
  • Il display del Kiox 300 è molto nitido e risoluto; e finalmente la % di batteria sulla barra in alto si riesce a vedere anche senza gli occhiali da presbite!!


  • Sempre il Kiox diventa ora "opzionale", ovvero si può togliere, lasciare a casa o nello zaino. Utile (nel mio caso) solo quando la porto all'autolavaggio :-)
  • Il Walk Mode ha finalmente un tasto solo di attivazione ed è abbastanza comodo da tenere premuto a lungo; ma soprattutto ha la fantastica funzione di "countdown" di 10 secondi prima di disinserirsi (spesso prima si mollava per un attimo per sbaglio e toccava rifare la procedura di attivazione)
  • Ovviamente avere tutti quei Wh non fa schifo; io -peso piuma- riesco ora a fare 1800D+ in turbo!! e quindi nei giri serali/pausa pranzo nei dintorni di casa non mi sogno neanche di usare altri modi (se non il nominato Tour +5 quando voglio "fare fatica" :-) ). Spero che tutto questo ben di dio di autonomia mi porti a fare dei mega giri da 2000D+ o più senza patemi d'animo.

Pentito quindi della scelta? Assolutamente NO, soprattutto per le caratteristiche della ebike che fanno dimenticare queste piccole pecche ed inoltre confido che qualche update di firmware possa portare qualche miglioramento. Sull'handling penalizzato ho solo il rammarico che la mia attuale bici in taglia S uscirà (ma non si sa quando) con la nuova batteria "smart-system-compliant" da 625Wh e quindi più leggera di 900g. Avessi saputo con certezza le date di consegna, ci avrei fatto un pensiero, ma in un mondo di chip o componenti che hanno 90 settimane di lead-time (!) non me la sono sentita.

Cosa mettere nello zaino MTB

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L’altro giorno un amico mi ha chiesto cosa mi portassi dietro nei miei giri MTB per l’evenienza di una foratura con pneumatici tubeless. “Ti porti la bomboletta con la schiuma oppure le cartucce CO2”?

Beata innocenza… Ho tirato fuori al volo il mio corredo solo per quanto riguarda le gomme e gli ho scattato una foto con il cellulare in fretta e furia. Il giorno dopo però ho deciso di fare la foto come si deve e già che c’ero ho completato l’opera anche con gli altri “arnesi” che trovano posto nel mio fidato e vetusto (quasi 10 anni) zaino EVOC FR Enduro.

Mentre una volta (soprattutto con le prime bici che non avevano il porta borraccia e quindi dovevo usare la sacca idrica) anche solo per il giretto serale questa era la mia configurazione, con il tempo ho fatto un po’ di down-sizing e spesso nei giri di pausa pranzo o comunque nei dintorni di casa esco più leggero con un marsupio oppure con altri zaini senza paraschiena molto più leggeri e easy (anche con i Quecha da 2.99€!!). Mi sono fatto però un doppio mini-kit “muletto” con una pompetta, due cacciagomme, una camera d’aria, due vermicelli e un piccolo multi-tool per evitare di fare trasbordi tra zaini ed essere sicuro di non uscire mai “nudo”. Perché sappiamo benissimo che l’unica volta che usciremo senza, sarà quella in cui buchi o ti serve una brugola per qualcosa che si smolla (Murphy docet)!

Per giri invece “fuori-porta”, più lunghi e in posti magari isolati e senza copertura telefonica, penso che sia il corredo minimo per evitare brutte sorprese e cercare di arrangiarsi in caso di rotture o cadute (#sgrat). Ai profani e neofiti può sembrare esagerato, mentre alcuni al contrario potrebbero obiettare alcune mancanze (molti si portano ad esempio un cavo per il cambio e/o per il freno…ma dato che non saprei sostituirlo, io evito).

Vediamo quindi, diviso in tre macro-sezioni l’armamentario che ci sta tutto nello scomparto “tecnico” dello zaino (non tratterò quindi abbigliamento, protezioni, acqua, cibo, ecc. che stanno nello scomparto principale del mio 14L)

Il corredo antiforatura

Partiamo proprio dalla domanda iniziale del mio amico a cui ho dato subito questa risposta. La bomboletta ce l’ho ma non la porto mai se non nei giri con Silvia che è dotata di camere d’aria. Ritengo infatti che, girando ovviamente tubeless, sia inutile in quanto se il lattice non ha fatto il suo lavoro, non vedo perché dovrebbe farcela la schiuma.

Ecco invece cosa porto:

  • Pompa di piccole dimensioni ma ad alto volume e con l’attacco valvola estraibile e flessibile (onde evitare pompando di spaccarla). Questa Lezyne ce l’ho da 10 anni e va ancora molto bene.
  • Tre (perché “tre is megl che due”) caccia gomme, perché sappiamo tutti che i copertoni nei tutorial youtube li buttano su con le mani fischiettando; ma provateci con un SuperGravity o Double Casing!
  • Camera d’aria Tubolito; costano parecchio (3x una normale) ma la leggerezza e l’ingombro sono imbattibili. Visto il poco posto che ho nello scomparto è un must.
  • Toppe adesive di diverse dimensioni se si buca una seconda volta la camera d’aria con carta vetrata per pulirla nella zona del foro e farla aderire meglio
  • Toppa di maggiori dimensioni per tagli o fori sul copertone (da usare ovviamente sull’interno se il taglio è così grande che la camera d’aria fuoriesce; potrebbe andare bene anche la carta di una barretta o un pezzo di tape americano)
  • Set di vermicelli di due dimensioni con relativa forchetta e altro punteruolo per semmai allargare il foro (ma se è così piccolo è facile che il lattice ce l’abbia fatta a chiuderlo)
  • 1 valvola completa tubeless
  • 2 corpi valvola con il relativo tool per avvitarlo ché può succedere che quando sgonfiamo prima della discesa partano come missili (vero Mauro?!); costano niente e ne ho presi un kit da 10 per cambiarli quando si intasano di lattice
  • Due cartucce CO2 (penso siano da 16gr che per le 29” 2.6 una potrebbe non essere sufficiente e forse sono meglio quelle da 20gr) con il relativo adattatore per sparare dentro l’aria e risparmiarsi un po’ il bicipite
  • La succitata bomboletta con schiuma antiforatura che resta quasi sempre in garage (comprata dopo un tragico Sellaronda dove i miei “buddies” hanno bucato 816 volte!!)

Tool Meccanici e di Primo Soccorso

Ovviamente le noie meccaniche non vengono solo dalle ruote; ecco quindi cosa mi porto “in case of…”

  • Un multitool “di quelli seri”, ovvero con almeno lo smaglia catena, un paio di torx e più brugole possibili. L’apri bottiglie per la birra è un altro must! 😊
  • Una piccola pinza che di solito non c’è nel multitool; per svitare il dado della valvola tubeless se mettiamo la camera d’aria può venire molto utile. Io ho trovato questo gadget che ha anche altri tool e si richiude in una piccolissima custodia
  • Sempre come gadget promozionale, un utile cutter per rasare a filo il vermicello (thanks StefanoI)
  • Una falsa maglia per la catena (io ne ho sia per catene Shimano che per buddies con catene Sram)
  • Una coppia di pastiglie freni (magari quelle non proprio finite che avete appena cambiato) con relativa molla e perno di fissaggio
  • Un magnete per il motore Bosch (alcune bici lo hanno ancora sui raggi come i vecchi ciclocomputer e se lo perdi sei fottuto!)
  • Un collarino per la sella nel caso il telescopico ci lasciasse in panne; almeno con questo si riesce a chiuderlo nella posizione estesa e possiamo pedalare normalmente
  • Fascette da elettricista a volontà e di tutte le misure; utile, ad esempio, se rompiamo il forcellino o la gabbia e dobbiamo legarla perché non ci resti a penzoloni
  • Il succitato forcellino che è fatto apposta per "spaccarsi" ed evitare danni più grossi al telaio (ovviamente quello giusto per la vostra bici)
  • La chiave della batteria se la vostra e-bike ne è dotata; in certi impianti di risalita è obbligo toglierla, oppure per ricaricarla in certe malghe dove la dobbiamo portare dentro, o anche solo per toglierla e alzare la bici per scavalcare un cancello o steccato chiuso.
  • Una barretta di scorta in più che male non fa
  • Un piccolo lucchetto per soste ristoro in posti dove non ci fidiamo; io uso un filo di acciaio per gli sci/snowboard che ovviamente si taglia con una piccola cesoia, ma è più da deterrente che non da antifurto
  • Il Kit Pronto Soccorso che ho rimpinguato e che contiene cerotti, garze, un piccolo telo termico, fazzoletti inumiditi Citrosil, guanti usa e getta, forbicina, ecc.
  • Una card che mi sono fatto con i numeri di telefono ICE (In Case of Emergency) di moglie, mamma, ufficio, ecc. È vero che giro sempre con il Live Tracking di Garmin per cui Silvia mi può seguire (e con il Rilevamento Incidenti che manda SMS e mail con coordinate GPS), ma comunque penso che per un soccorritore che mi trova potrebbe essere utile.

Varie ed eventuali

Completano il corredo questi oggetti “facoltativi” che non porto tutti sempre, ma molto spesso

  • Ovviamente lo smartphone, sia per le telefonate che per il collegamento Garmin-App-Cloud per quanto sopra descritto; smartphone che inoltre ha preso il posto delle N compattine Canon per i resoconti fotografici
  • Piccolo treppiedi“gorillapod-clone” con relativo telecomando Bluetooth e staffa per lo smartphone; se si va in compagnia un Selfie di gruppo è sempre piacevole
  • Due luci, anteriore e posteriore, per i giri dove so che ci potrebbe essere una galleria (es. dopo il Trota a Limone/Riva del Garda)
  • Soldi (in certi casi bancomat/Visa, ma ormai pago sempre col telefono)
  • Chiavi garage/thule o della macchina
  • Gettone del mio autolavaggio
  • Pastiglie di sali per i refill di borraccia o sacca idrica
  • Il Südtirol Pass per eventuali funivie convenzionate
  • Il numero di telefono della Clinica Ortopedica di fiducia (#sgrat)
  • Il retro della Card ICE con le mie volontà -testamento biologico- in caso di donazione organi, rianimazione, coma (stacca subito tutto!!!), ecc. #SuperSgrat

Update

Alcuni amici mi suggeriscono:

  • Una chiave a brugola col braccio più lungo per i perni passanti ché qualche meccanico chiude a 20 Nm con gli avvitatori!! e che per aprire col multitool sono bestemmie  (PS suggerito dall'amico Rob che una volta con la sua pesante dinamometrica mi ha salvato)
  • Una mini torcia led (non sono mai tornato col buio ma in effetti o un frontalino o la mini torcia può essere utile)
  • Nastro adesivo isolante da elettricista; il mitico @SteveUde mi suggerisce di arrotolarne qualche giro su qualcosa per non occupare spazio (es. torcia, brugola, pompa o cartuccia sembrano cilindri fatti apposta)
  • ...attendo altri suggerimenti

Conclusioni

Ripeto, per alcuni può sembrare esagerato, ma trovarsi senza neanche camera d’aria e pompa nel bosco a kilometri dalla macchina o dal più vicino punto di riparazione (vero Gerald? 😊) potrebbe essere molto fastidioso se non pericoloso in caso ci facessimo sorprendere dal buio.

PS Sebbene il post riporti tutti link a store online, come spesso mi è accaduto, mi sento di consigliare per molti acquisti di rivolgervi al vostro negozio "fisico" di fiducia (nel mio caso Sanvit di Appiano) che vi saprà consigliare al meglio.

Come il ciclocomputer GPS ha cambiato il mio modo di andare in bici

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Il ciclocomputer è un dispositivo che, pochi sanno, ha una lunga storia; le sue origini infatti risalgono addirittura al 1895 quando Curtis H. Veeder inventò il primo “ciclometro” ovvero un misuratore meccanico dei giri che compiva la ruota.

Ed in effetti anche i primi ciclocomputer elettronici con display LCD dialogavano, via cavo, con un sensore attaccato alla forcella che tramite un magnete posto sui raggi forniva per induzione elettromagnetica i giri e impostata la circonferenza della ruota calcolava velocità (istantanea e media), spazi percorsi ed i tempi di percorrenza.

Da buon nerd penso di aver comprato quasi subito uno di questi aggeggi per avere km, velocità, che poi avevo abbinato ad un altimetro da polso regalato dal mio povero papà.

L’evoluzione ha poi portato la scomparsa del cavo ed oggi i sensori di velocità e di cadenza (entrambi opzionali) sono delle piccole appendici da agganciare al mozzo della ruota e alla pedivella; inoltre l’integrazione con fasce per cardiofrequenzimetri, con misuratori di potenza attaccati al pedale, il colloquio Bluetooth e ANT+ con i motori e i controller delle e-bike e con le moderne trasmissioni elettroniche, come Shimano Di2 e SRAM Red eTap, ne fanno dei veri e propri “centri di comando e di informazione”.

Se è vero che molte funzioni, come quelle descritte più avanti, oggi potrebbero essere svolte da un qualsiasi smartphone, gli aspetti di protezione agli urti e possibili cadute, autonomia della batteria molto maggiore, ergonomia, UI studiate appositamente, display con touch resistivi che funzionano anche con qualsiasi guanto, supporti e attacchi integrati e sicuri, sono tutti dei plus che lo fanno preferire all’uso del nostro telefono.

I Ciclocomputer GPS

Ma è l’avvento dell’integrazione di un sensore GPS interno e degli schermi grafici di una certa dimensione capaci di mostrare una mappa dettagliata della zona dove stiamo pedalando, ad aver fatto fare un passo da gigante a questi dispositivi e a cambiare, almeno per me, il modo di affrontare l’uscita soprattutto off-road.

Nel 2013 infatti, insieme al cambio di bici, ci abbinai un Garmin Edge 800 (oggi sostituito dal Edge 830) che mi ha permesso di ampliare il mio raggio di azione dei giri effettuati, senza patemi d’animo di perdermi o sbagliare strada.

La possibilità infatti di pianificare la propria avventura (tardando l’uscita secondo le proprie capacità fisiche e tecniche), dal facile giro su forestali con Silvia al tour epico in lande desolate, conoscendo in anticipo distanze, dislivelli, presenza di punti di ristoro e di ricarica, fonti d’acqua, passaggi ove sia impossibile proseguire in sella (sia in discesa che salita) è di notevolissimo aiuto. Oppure, come non approfittare delle centinaia di siti internet che mettono a disposizione le tracce di giri già belli e pronti per cui basta solo caricare il file sul nostro dispositivo?

Ecco perché dico che quest’aspetto ha cambiato il modo di andare in bici. Perché la pianificazione, lo studio serale durante la settimana prima del giro del week-end, la ricerca del giro “tecnico ma senza portage”, l’uso di vari software e portali per arrivare ad avere il “gpx” perfetto sono diventati parti integranti della mia routine così come l’oliare la catena o controllare la pressione gomme.

Se vi interessa saperne di più su mappe, software, workflow che seguo potete leggere i post sul mio blog con il tag garmin (per chi vuole solo due nomi, posso dire che uso le mappe OpenMtbMap, il software di Garmin Basecampe ultimamente qualche volta le funzioni di pianificazione del portale Komoot)

E una volta sui trail basta perdite di tempo ad ogni bivio con cartine che non si ripiegano mai nel verso giusto o dubbi ad ogni cartello se siamo sul sentiero giusto… ci basterà seguire la traccia sul nostro display o nei modelli più economici le frecce di indicazione di svolte.

Ed è stata proprio la sempre peggiore presbiopia a farmi decidere nel 2021 a cambiare per un Garmin Edge 1030plus che ha un display molto grande (3.5”, come i primi iPhone!) oltre ad un sacco di funzionalità aggiuntive alcune, onestamente, che non ho mai utilizzato.

Touch o non Touch?

Sia l’800 che il 1030plus che ho avuto erano entrambi touch e come ho detto, il tipo di display consente l’uso con i guanti lunghi “normali” senza quelle appendici sull’indice che servono per gli smartphone. Ho avuto il (dis)piacere di usare un Garmin Edge 530 di un amico che non è touch e devo dire che l’esperienza è stata, per il mio gusto, terribile. UI/UX fortemente penalizzata, a distanza di poco tempo dall’ultimo uso mi dimentico sempre quale è il tasto di enter/conferma, menu che non so raggiungere, ecc. Ripeto, parere personalissimo, ma se mi chiedete un parere, touch tutta la vita! Spendete qualche decina di euro in più per l'830 oppure per il Garmin Edge Explorer che ha forse un processore un pelo più lento (quello del vecchio 1000) ma uno schermo bello grande.

Accessori e attacchi

Come dicevo all'inizio, l'ecosistema di questi devices viene spesso completato da accessori e sensori che mi sento di consigliare di prenderli direttamente in bundle, in quanto acquistati successivamente e singolarmente farebbero aumentare il prezzo. Oggigiorno comunque non sono così indispensabili come in passato in quanto il sensore velocità può essere sostituito dal calcolo tramite GPS (anche se meno preciso), gli RPM del sensore di cadenza sulle e-bike spesso sono compresi nei parametri trasmessi dal motore (e quindi visualizzati sul Kiox nel caso di Bosch), i battiti della fascia cardio possono essere presi con uno smartwatch o fitband (anche qui in modo meno preciso). Riguardo al posizionamento sulla bici, ovviamente sconsiglio di metterlo troppo esposto in caso di cadute; sulla precedente bici mi ero fatto fare un attacco per metterlo sul tubo orizzontale, mentre su quella attuale è tornato nella classica posizione sopra lo stem agganciato tramite un costosissimo -al limite del furto!- attacco della Synchros.

Sempre per evitare problemi in caso di crash, indispensabile il laccetto fornito in dotazione da legare al manubrio e magari una di quelle custodie in silicone cinesi.

Sicurezza

Un aspetto spesso poco considerato a vantaggio dell’uso dei ciclocomputer è quello della sicurezza. Solo il fatto di non rischiare di restare con la batteria dello smartphone a zero per l’uso di qualche app di tracking è un bel vantaggio.

Quando lessi le prime recensioni dei modelli che integravano bluetooth e connessioni alle app e al cloud, le avevo bollate come “cavolate social”. Invece sono funzioni che ho imparato ad apprezzare e usare moltissimo sul mio 1030plus. Con la funzionalità di “LiveTrack” è possibile fare in modo che ad ogni avvio -in automatico quindi in modo trasparente e veloce- venga mandato un link ad uno specifico email; Silvia quindi, che in passato si preoccupava se non la aggiornavo per qualche ora se ero ancora vivo, cliccando su quel link mi può seguire sul proprio PC o smartphone su una mappa di garmin senza dover fare account, login, ecc.

Ancor più utile il cosiddetto “Rilevamento Incidenti”, un sofisticato algoritmo che sfrutta gli accelerometri e i giroscopi interni e che in caso di presunto crash (basato su forti decelerazioni, bici sdraiata, ecc.) oltre a far “beepare” sia garmin che cellulare molto sonoramente manda un SMS e una e-mail con le nostre coordinate GPS ad una serie di indirizzi predefiniti settabili da app. Fortunatamente non ho ancora avuto modo di averne avuto reale bisogno; in un paio di “mini-cadute” è partito correttamente, ma si hanno 30 secondi per annullare l’invio e far preoccupare inutilmente il partner (bisogna tenere premuto un pulsante per 5 secondi, quindi l’annullamento non può avvenire per sbaglio). I falsi allarmi dove è partito senza cadute ci sono stati (es. atterraggio da un salto e arresto improvviso) ma si possono contare sulle dita della mano in una stagione.

Statistiche, portali e sfide con gli amici

Il poter caricare i dati della nostra uscita sui vari portali adatti allo scopo ci fornisce la possibilità di creare una base dati molto dettagliata della nostra “storia” di biker; avremo a disposizione non solo statistiche dettagliate sui nostri progressi, ma anche un diario in cui andare a ritrovare giri fatti in passato che vogliamo rifare o solo da consigliare agli amici.

La condivisione e l’aspetto “social” di alcune piattaforme come Strava hanno inoltre scatenato la competitività insita in ogni sportivo e il confronto con amici di pedale o lo stimolo per fare il KOM di quella salita (magari visualizzando virtual partners o i dati in tempo reale sui segmenti che stiamo percorrendo) hanno reso ancor più diffusi questi devices.

Personalmente ho usato Strava solo in epoca “muscolare”, poi nei primi anni di ebike dato che non dividevano i due settori, mi scocciava vedere che avrei fatto molti KOM immeritati in salita e quindi ho smesso di usarlo (o meglio, setto a private di default i miei giri). Ho iniziato invece nel 2020 a pubblicare commenti e foto sul mio profilo di Koomot, ma dopo poco ho realizzato che regalare le mie informazioni a un solo portale era un peccato (magari faceva come TrailForks che è diventato tutto d’un colpo a pagamento) e quindi la mia fonte principale è diventata il mio sito personale mtb.rizzetto.com.

Attualmente quindi alla fine di ogni giro, quando sul mio Garmin premo il pulsante STOP e faccio Salva si “scatena” il workflow rappresentato qui sotto ovvero i dati del giro tramite l’app su smartphone collegata in Bluetooth vengono mandati sul cloud e le API di Garmin chiamano i vari servizi che sono “subscribed” tra cui il mio sito. Tramite un backoffice completo i dati del giro con un minicommento ed eventuali foto che ho scattato e che riporto anche su Komoot (finché non mi stuferò). Sugli altri siti invece i giri rimangono private o al massimo visibili solo alle mie connessioni.

Il database del mio sito infine alimenta anche le statistiche e la business intelligence presente sul cloud microsoft di PowerBi

Last but not least

Nei modelli avanzati che hanno la connessione BT con la app dello smartphone è possibile dirottare le notifiche sia di telefonate/SMS che delle app di messaging che di solito usiamo (what'sapp, Cisco Jabber che nel mio caso è la chat aziendale, ecc.).

Oltre all'indubbia comodità di non dover fermarsi se suona il telefono per vedere se è una cosa urgente, trovo assai comodo le risposte predefinite che si possono dare con un solo tocco (del tipo "ok", "ti richiamo", ecc.). Volete mettere quando in pausa pranzo siete sui trail e rispondete ai vostri colleghi "Mi dispiace, sono in bici.... ci sentiamo dopo - Sent from My Garmin"... molto nerd e molto #scatenaInvidia :-)


NdA: questo articolo, in forma ridotta e leggermente modificata, compare anche su alcune riviste locali in forma di articolo redazionale che ho scritto per un'attività commerciale di amici (solo per dire che non è un plagio :-) )

Ridurre il rumore della batteria Bosch con il Damper Plate Powertube Holder

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Quando comprai la mia nuova E-MTB rimasi molto sorpreso dalla non esaltante recensione che fece il noto magazine tedesco E-mountainbike in cui denunciava che (seppur su un modello di pre-produzione) la batteria era montata in maniera approssimativa e produceva molto rumore in discesa.

Successivamente, un noto youtuber inglese nei commenti alla video-review della stessa bici (che tra l’altro è anche la sua bici personale) diceva che anche lui su una test bike in “beta” lo aveva notato ma risolto con due giri di brugola e che sul suo esemplare di produzione non lo aveva rilevato.

Analogamente, pure io appena mi arrivò la bici, feci una prova molto semplice, ovvero una rampa di scale in discesa per 3 o 4 volte, dapprima con la batteria e poi senzanon trovando particolari differenze di rumorosità (ovvio che sarebbe meglio fare la prova su un trail più lungo ma non avevo un amico che mi portava giù la batteria!).

Questo non significa che la bici in discesa è silenziosa, in quanto sappiamo tutti che il motore Bosch ha quel “difetto” (minore di Shimano, ma comunque presente) di sferragliare e sbatacchiare dovuto al design che gli hanno dato per avere meno attrito quando è spento o sopra i 25kmh.

Se poi ci aggiungiamo che la mia ruota libera posteriore è di quelle “fastidiose” in cui si sente l’ingaggio (che tanto piace a qualcuno ma che io non sopporto e che cambierei subito con un Dt Swiss ratchet exp) non ho mai fatto molto caso ai vari rumori e mi godo la discesa pensando alle linee e a divertirmi.

Recentemente però leggendo un thread sul forum inglese gestito dal sopracitato Rob, ho scoperto che alcuni (in particolare uno a essere sinceri) utenti si lamentavano ancora di questo difetto e oltre a svariati interventi meccanici sulla parte alta di chiusura, consigliavano l’applicazione di questa gommapiuma/schiuma adesiva venduta direttamente da Bosch che si chiama Powertube Damper (Piastra di smorzamento, per supporto PowerTube). Per la batteria da 750Wh il codice è 0.275.007.440  anche se sull’etichetta originale compare un altro numero (1.270.015.683) che per alcuni siti sembra essere la placca di plastica; non so se per i vecchi modelli di batteria del sistema non -smart il codice e la forma sia un’altra.

Il costo di listino è “ben” di 2,9€ (!!), io me lo sono fatto ordinare dal mio rivenditore in quanto mi scocciava spendere il doppio di spese di spedizioni, comunque lo trovate su vari siti online come questo.

Dato il costo praticamente nullo e il tempo di applicazione (pochi secondi anche per un impedito come me) ho deciso comunque di provarlo. In effetti si sente già rimontando la batteria che si fa un po’ più di fatica a inserirla e chiuderla e che la stessa sembra molto più solidale al telaio rispetto a prima.

Dalle prime discese, escludendo un effetto placebo che potrebbe comunque esserci, mi sembra di sentire meno “rattling” (la parola inglese secondo me è molto onomatopeica!), anche se ribadisco che il grosso continua a venire dal motore. Mi viene da pensare che se Bosch ha prodotto apposta un codice articolo per questo scopo, significa che comunque molte case (non solo Trek) lo hanno denunciato.

Ripeto, non sarà risolutivo, ma per il costo (2 caffè) e il tempo, se avete sentore di avere questo problema, tentar questa strada non nuoce.

Happy Silent Riding!


Guanti MTB per tutte le stagioni

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Avete presente quando prendiamo in giro le donne per la loro sterminata collezione di scarpe, con modelli che a noi sembrano tutti uguali? Ecco, io ho la stessa "malattia" per quanto riguarda l'abbigliamento sportivo in generale e soprattutto quello relativo alla MTB (in questo post un esempio per quanto riguarda l'inverno). Appena trovo un capo che potrebbe coprire "un buco" termico o di condizione meteo che mi manca, non resisto all'acquisto! 

Solo per quanto riguarda i guanti, la foto sotto è esemplificativa e ne prendo lo spunto per raccontare come mi trovo con questi modelli.

Dall'alto verso il basso e da sinistra a destra, in ordine di protezione e temperatura:

  • Guantini no-name comprati qualche anno fa su Hibike per il commuting; perché anche quando vado al lavoro in bici faccio spesso un paio di trail in discesa e non si sa mai... inoltre sono quel fake-Burberry che fa molto fashion :-)
  • Sempre per uscite non impegnative (magari in ciclabile o quando accompagno la moglie su forestali) un guanto Cube Long Finger molto leggero e comodo e il modello Airmatic di 100% con già un inizio di protezione per il dorso ma ancora freschi.
  • Sulla seconda riga i due guanti che uso per il 90% delle uscite annuali; il primo è il Geomatic sempre di 100% che metto tutta l'estate e che è un perfetto compromesso tra protezione e traspirabilità. Ottimo grip, e inserti sulle dita per il touch per me fondamentali visto che faccio molto foto con lo smartphone durante i giri.
  • Quando la temperatura inizia a scendere, ovvero a inizio primavera o durante tutto l'autunno uso dei Fox Dirtpaw che vengono dati addirittura per motocross. Molto resistenti con una cordura molto spessa, offrono una inserti protettivi per le nocche e anche loro sono molto touch-friendly.
  • Nella terza fila troviamo invece i guanti invernali, ovvero quando si inizia a scendere sotto i 10°. I primi Northwave cominciano a sentire il peso degli anni e penso che sia ora di rottamarli.
  • Il loro sostituto saranno questi nuovi Brisker Hydramatic di 100% che ho comprato da poco e quindi non ho abbastanze uscite per fare una recensione completa. Sono comunque gli unici completamente impermeabili e potrebbero quindi servire in caso di neve o di pioggia.
  • Infine per le uscite sottozero sulla neve o comunque in discese asfaltate super-fredde (dove non muovendosi si ha ancora più freddo) dei Decathlon Triban 900 che hanno la stessa protezione di un guanto economico da sci, ma danno un feeling di guida molto maggiore.

 

 

Il mio 2022 di E-MTB

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Negli anni scorsi a fine anno facevo sempre un video-slideshow delle mie uscite in [E]-Mtb, ma quest’anno ho deciso di tornare alla parola scritta e a linkare i giri nominati attraverso la scheda del tour del mio sito mtb.rizzetto.com.

Essendo il 2022 un anno di “cambiamento bici”, non posso non dedicare qualche paragrafo ad una mini-review del mezzo dopo 11 mesi di intenso (per me) uso, ovvero:

  • 90 giri (ahimè, 15 in meno dell’anno scorso)
  • 103.000 mt. di dislivello (li stessi fatti nei 105 del 2021, quindi più mt in meno giri, 1144m. di media, frutto di una batteria maggiore)
  • 3400 km (37.7 km di media, per tutte le altre statistiche vedi qui)
  • questo non considerando tutti i commuting in ufficio che comunque hanno sempre previsto -anche in cravatta e con il Pc in spalla!!- una discesa tecnica su trail, ovvero la 1 da Firmian o la 2 da Cornaiano

Trek Rail 9.8 XT 2022

Dopo svariate bici 26 e 27.5” in taglia S la nuova emtb che avevo scelto portava due grosse novità che mi hanno tolto il sonno pre-acquisto: ruote 29”-29” e taglia M (quest’ultima non per scelta ma per indisponibilità del modello in tempi “umani”).

Se dovessi seguire le teorie di un noto maestro americano (Lee likes bikes) usando il suoi riferimenti del RAD (Rider Area Distance) sarei completamente fuori e anche di 2 taglie (mi servirebbe una XS), ma per fortuna non sempre tutto è una scienza esatta e anche se continuo a ritenere che io sia più da taglia S devo dire che mai ho sentito la taglia in più come un limite o un impedimento. Questo tra l’altro con un modello in cui il reach è ulteriormente aumentato rispetto al passato.

Se con la taglia più grande e quindi con wheelbase allungato poteva essere ovvio che avrei benificiato nelle discese veloci e scassate (e infatti si comporta, per usare un paragone sciistico come un GS Fis raggio 35!), mai mi sarei aspettato un comportamento in salita così diverso dalle mie precedenti. La ruota dietro da 29”, unito all’ampio range of motion del busto che lascia un reach così ampio, ti permettono di salire rampe al limite della gravità; laddove prima era tutto un gioco di busto sullo stem per non far alzare la ruota davanti, adesso le due ruote sono incollate al terreno e basta dare gasss (e il Bosch CX non fa mancare i suoi “cavalli”…) per salire.

Sul nuovo sistema “smart” di Bosch ho già scritto in passato essendo molto critico, ma devo dire che da marzo in poi ci sono stati alcuni upgrade firmware che hanno colmato alcune lacune, prima fra tutte la sensibilità del controller (hanno messo un po’ di debouncing lato software come avrei fatto io). L’autonomia è la seconda cosa che mi ha più soddisfatto in questo nuovo mezzo; con la fortuna di essere leggero (e senza la masochistica inclinazione a “vado in bici per far fatica”) riesco a fare tutti i giri “serali” post lavoro da 1200/1500mt completamente in turbo (spesso “tuned” a +5) avendo quindi a disposizione uno “shuttle” per poter fare la cosa che mi diverte maggiormente, ovvero le discese. Nei giri del week end invece finalmente posso progettare tour da 1800/2200 e affrontarli con un comodo modo Tour (anche qui spesso a +2/+3 se non +5) e usare sempre Emtb per i tratti tecnici. Di più sinceramente non saprei cosa volere. Certo i 900gr. in meno della batteria da 625Wh della taglia S, soprattutto tolti dalla zona alta del tubo obliquo mi darebbero un handling e una giocosità molto maggiore (es. riuscirei a fare un bunny-hop di 3 cm invece che di 1 😊) ma dopo un anno non so se li scambierei con la tranquillità che ho di non vedere mai gli ultimi 10/15% di autonomia.

Lato componenti: buono l’ammo dietro anche se la scimmia sulla spalla per mettere un bel Coil mi tartassa spesso. Non eccezionale, o almeno non quanto sperato, la forcella Zeb 38 Ultimate per quanto riguarda  il “plush” sui piccoli ostacoli, cosa che però ho risolto la scorsa settimana facendo un costoso upgrade al Charger 3.0 e al DeboinAir+ entrambi con i buttercups; dai primi brevi giri un altro mondo! I cerchi in carbonio (che non volevo ma erano “obbligatori” su questo modello ProjectOne) sono sicuramente reattivi e precisi, forse riducono il confort, ma ho preso tante di quelle pacche quando giravo troppo sgonfio che un cerchio in Alu lo avrei bozzato 100 volte! Per la prossima stagione comunque ho previsto un inserto di quelli “protettivi” (non i salsicciotti antiforatura) come il Mariposa. Eccezionale, anche in rapporto al basso prezzo, il reggisella OneUp e per finire un po’ di dubbi sui freni XT a 4 pistoncini, che tutti spergiurano essere uguali ai Saint in termini di potenza ma che io trovo nei “super-super-ripidi” ancora troppo “faticosi” per il dito indice e seppur con un disco da 220 anteriore (che per il mio peso, riconosco essere una esagerazione) non ho quel senso di sicurezza che mi davano i Saint. Dopo varie vicissitudini sulle gomme (Bontrager di serie tenute 2 giri, Assegai -buona- e DHR II tagliata subito sostituita con un Eddy Current, ho ritrovato il nirvana e la perfezione con due Magic Mary ST davanti e SG dietro.

Nel complesso comunque super-soddisfatto dell’acquisto pur riconoscendo che le cifre in ballo per comprare un mezzo del genere sono oscene a dir poco!

I miei Tour

Quest’anno sono stato molto ligio e OGNI giro in bici che ho fatto (tranne appunto quelli per andare al lavoro) l’ho documentato con almeno una foto e un breve commento. Tutti gli altri dati sono invece scaricati automaticamente dal cloud Garmin -in tempo reale, qui i dettagli tennici- tramite una chiamata ad una mia API che alimenta il database del sito mtb.rizzetto.com e la Business Intelligence di PowerBi.

Ecco, quindi, il racconto dell’anno tramite alcuni tour raggruppati per somiglianza…

Giri sulla neve

L’anno si apre e si chiude con due giri sulla neve, esperienza che consiglio a tutti di provare ovviamente con condizioni di fondo che non facciano penare, ovvero né ghiacciata, né troppo morbida o neve fresca. Su forestali battute da ciaspolatori e scialp, il grip è molto simile allo sterrato mosso.

 

 

I giri TOP per panorami e divertimento

Ho scelto questi cinque giri che considero quelli “venuti” meglio nel corso dell’anno. Sia come tecnica che soprattutto come panorami, essendo quasi tutti in ambiente dolomitico. Il fatto che siano giri per me nuovi che ho fatto per la prima volta è un plus, in quanto un giro può essere bello finché si vuole (i 5 Rifugi di Fanes, il Sellaronda, il Merano2000-Omini) ma con tutto il ben di Dio che abbiamo in provincia o regione è un peccato non esplorare.

I “Lunghi”

Questi giri meriterebbero di stare nella categoria di cui sopra ma li ho accomunati per distanza e dislivello. Non essendo un fan dell’Eco mode, pur essendo molto leggero, gli anni scorsi non mi avventuravo mai oltre i 2000, mentre oggi con la batteria da 750Wh la cosa è altamente fattibile anche in Tour (che è già un bello shuttle). Solo nel giro di Folgaria ho avuto un po’ di timore di rimanere a secco (oltre al dislivello c’era anche un kilometraggio non indifferente), mentre gli altri li ho gestiti tutti in tranquillità usando anche assistenze superiori

In Compagnia

Da questo punto di vista è stato un annus horribilis. Uno dei due amici con i quali uscivo in passato ha attaccato la mtb al chiodo mentre il secondo per problemi familiari purtroppo ha avuto tutti i week-end occupati. Se aggiungiamo a questi 4 giri qui sotto un paio di altre uscite con amici qui intorno a casa, posso dire che il 95% delle volte sono uscito da solo. Devo cominciare a cercare un Tinder per biker 😊

Le Sorprese

Alcune sorprese e soddisfazioni come quella di arrivare in cima al Macaion senza spintage...

Questo giro, oltre ad avermi fatto scoprire zone ancora inesplorate del vicino Trentino, mi ha sorpreso per... (leggetevi la descrizione)

Il costone a ovest di Bolzano sotto il Virgolo/Colle può offrire un bel po’ di divertimento e si può fare in entrambi i sensi (io preferisco il primo). Alla fine anche i cittadini partendo da casa hanno un “periplo” della città in stile enduro non male (ci devo pensare il prossimo anno per qualche pausa pranzo lunga partendo dall’ufficio)

Un giro e N…

Quattro tour in cui si possono incontrare all’interno dello stesso giro…

  • 25 cantine
  • 10 punti di ristoro
  • 5 malghe
  • 6 alberi di Natale :-)

Conclusioni e buoni propositi

Innanzitutto mi preme ringraziare il mio rivenditore Sanvit per il solito supporto e disponibilità che mi fornisce ogni volta che ne ho bisogno. Un conto è essere buoni clienti, un altro è essere trattato da amico e sapere di poter “disturbare” anche sui cellulari privati (Thx Daniel e tutto il team mech!!).

Come sempre per l’anno entrante bisogna porsi dei buoni propositi, o meglio dei target/ambizioni a cui quali aspirare:

  • I 100k D+ visto che sono due anni che li raggiungo sono il primo obiettivo sotto il quale non scendere… significa aver fatto abbastanza uscite (una media di 2 volte alla settimana) per essere mediamente soddisfatto
  • Un’occasione didattica non sono mai soldi buttati (sia come corso privato, sia magari -per provare nuove esperienze- come camp o lab di gruppo da 1 o 2 giorni). Ultimamente mi sto trovando molto bene con la scuola Epic-Trail dell’amico @SteveUde e sto aspettando il calendario 2023 per infilarci qualche data
  • Un giro in alta quota, o il famoso Tibet Trail/Goldseeweg partendo dallo Stelvio (anche se la logistica è rognosa) oppure il più semplice e facile Rif. Petrarca dalla val di Fosse
  • Un giro in Liguria (nel Finalese o a Diano) o in alternativa all’Isola d’Elba. Terminare un trail con arrivo in spiaggia, togliersi il fondello e tuffarsi in mare è uno dei migliori piaceri della vita.
  • Mettere sempre in cantiere giri nuovi o varianti non ancora provate anche se limitrofe. Quelli della pagina Tour Pianificati del mio sito basterebbero e avanzerebbero…
  • Ma soprattutto, non farmi male e girare più spesso in compagnia!

Vi lascio con il collage delle 90 cover dei miei giri 2022 (click to zoom...)

Cover Collage

Happy biking 2023!!

bolzanoinbici, la sagra della diseducazione civica

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Da quasi 30 anni (prima edizione nel 1992) il Comune di Bolzano organizza una kermesse chiamata bolzanoinbici che vede la chiusura del traffico motorizzato nel centro abitato per quasi tutta la giornata (9.30 – 16.30).

È caratterizzata da una serie di manifestazioni come il Palio dei Quartieri, eventi nei punti toccati dalla festa su due ruote e visite guidate a Musei e Monumenti.

Come appassionato di bici non posso che essere contento se viene promosso questo mezzo e se fossi un abitante di Bolzano di sicuro non mi lamenterei se per un giorno non potessi usare la macchina (basta organizzarsi e uscire e rientrare fuori dagli orari).

Quest’anno ho avuto la malaugurata idea di fare un giro in città pensando che mi sarei potuto rilassare e godermi le strade semi-deserte private del traffico moto e automobilistico, ben conscio però che “blocco del traffico” non equivale a “sospensione della legge” e che comunque mezzi di soccorso (ambulanze, vigili del fuoco, ecc.), taxi, e persone che avevano un permesso (es. chi dovesse raggiungere l’ospedale) potevano comunque circolare (la lista completa su questa Ordinanza del Sindaco).

Invece quello che ho potuto constatare in un’oretta di giro è stata la più grande dimostrazione che per moltissimi se dai un dito si prendono un braccio e che il passo tra libertà e anarchia è molto flebile.

Per farla breve… a tre incroci (via Milano/viaPalermo, via Torino/via Roma e su via Druso) mi è toccato “litigare” e fare la voce grossa perché ero l’unico pirla fermo ad un semaforo rosso e quando ripartivo venivo quasi investito e rimbrottato da chi passando col rosso non voleva fermarsi e ancora voleva avere ragione!

Idem per i sensi unici che -secondo alcuni- erano stati “sospesi”… gente che scorrazzava a tutta velocità contromano per via Dalmazia o via Torino, in MEZZO alla strada e non si faceva riguardo a sverniciarti.

Non parliamo dei pedoni che attraversavano non perpendicolarmente ma per decine di metri di “sbiego” forse rimembrando i tempi dell’austerity o del recente lockdown.

E quello che mi ha più fatto male è vedere decine di padri e madri che accompagnavano figli piccoli e che non si facevano nessunissimo riguardo a violare la legge, perché nell’epoca egoistica che stiamo vivendo è molto più importante che IO non debba frenare e mettere giù il piede al semaforo piuttosto che TU che sei nella ragione e sei un mona che segue le regole.

Che figlio verrà su se questo è l’esempio che gli viene dato? Sicuramente uno che parcheggerà in seconda fila chiudendoti dentro perché è “cosa vuoi che siano 5 minuti, sono solo andato in tabacchino un attimo…”.

E ovviamente di vigili urbani che, appunto, vigilassero neanche l’ombra, probabilmente molti impegnati ai varchi. Oltre a punire e multare (giustamente) gli automobilisti pizzicati a circolare perché forse ignari, non sarebbe stato male elevare qualche contravvenzione a mo’ di esempio a qualche ciclista indisciplinato…sarebbe bastato stare un quarto d’ora all’angolo Moretti per vederne di tutti i colori.

Anche se non sono un cittadino di Bolzano, sapere che l’organizzazione di questo evento costa alle casse municipali circa 70.000€ mi turba non poco. Fossi in loro li spenderei per corsi di educazione civica e stradale non solo ai bambini come già si fa ma anche agli adulti.

Come customizzare le schermate del Bosch Kiox 300 o 500

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È solo da qualche mese (a partire dalla versione 8.x) che è tornato possibile modificare a proprio piacimento le schermate del Kiox 300/500 (SmartSystem) così come si è sempre fatto con i vecchi Kiox non-smart e come si fa da una vita con i ciclocomputer Garmin.

La procedura è molto semplice e si fa tramite l'app Flow, ma su richiesta di un utente del forum ebike-mag.com ho preparato un mini-tutorial in forma di video.

Hope this helps...

 

Il mio 2023 di E-MTB

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Consueto recap di fine anno per tirare le fila di quello che ormai è diventato il mio hobby principale (povera fotografia, abbandonata ai pochi giorni di ferie e per qualche shooting di lavoro…#sigh)

L’Ebike

Secondo anno di riding con la mia Trek Rail 9.8XT ma dopo l’upgrade a inizio anno del charger e debon air 3.0 della forcella Zebè come se avessi comprato una bici nuova!! Spettacolare… penso sarà alquanto difficile convincermi a tornare a prendere una nuova bike con Fox; Rock Shox tutta la vita, il plush che piace a me!

Devo dire che sono molto soddisfatto di questa e-bike, ormai me la sono cucita addosso e mi ha dato un sacco di soddisfazioni sia in salita che discesa. Certo, ogni tanto il tarlo di una ebike light da 17/18 kg magari con il nuovo Bosch SX viene a galla, ma basta fare un giro serale da 1ora e 1/2 da 1500D+ tutto in Turbo (anzi tuned a +5) e senza patemi d’animo per cambiare subito idea.

Se proprio devo trovare un difetto sono i freni XT che -non raccontiamoci favole- non sono la stessa cosa dei Saint che ho avuto su bici precedenti. Ho pensato molto se fare l’upgrade appunto ai Saint o ai Hope Tech 4 V4 ma quello che mi blocca sono la mancanza di matchmaker per avere una disposizione ottimale dei manettini del cambio (sulla destra) e del reggisella sulla sinistra; in pratica avrei N collarini e, o i freni o i comandi (compreso l’osceno controller del Bosch CX) sarebbero spostati verso l’interno e non più così comodi come ora.

L’altra “scimmia sulla spalla” è l’ammo a molla in sostituzione di quello ad aria… finora l’avevo tenuta a bada sapendo che con il mio telaio taglia M avrei dovuto rinunciare al porta borraccia, ma poi un “diavolo tentatore siciliano” mi ha mostrato come ha montato un EXT E-Storia su una bici uguale alla mia. Fosse stato un anno fa lo avrei fatto anche io subito, oggi investire 1200€ di un ammo su una bici già “vecchia” di due anni non ha forse molto senso (i freni magari li porti su un’altra, l’ammo è troppo dipendente dalle misure del telaio)

Infine devo rendere conto di un problema che ha “funestato” per qualche settimana i miei giri, ovvero degli improvvisi spegnimenti del motore, soprattutto in salita e quando prendevo un ostacolo. La ricerca della causa non è stata semplice perché è passata dalla batteria (cambiata, ma dopo un paio di settimane è ricomparso), cablaggi, connettori, motore, firmware, ecc. fino a che dopo vari tentativi e prove abbiamo trovato il colpevole, ovvero il “porta-kiox” quel pezzo di plastica sul tubo orizzontale dove alloggiare il computerino. Facendo infatti un paio di giri bypassandolo (cavo diretto dal motore al controller) abbiamo visto che il difetto non capitava più. Cambiato il pezzo si è tutto risolto. Anzi ad essere sincero, una volta mi è risuccesso ma ho capito subito la causa: o il lavaggio o lo spray (Bike Protect di Muc-off) che uso ogni tanto post-lavaggio avevano “sporcato” di nuovo i contatti; puliti e spruzzato con un clean-contact non si è più verificato ormai da mesi. Morale: quando lavate o spruzzate qualche spray tenete su montato il Kiox oppure proteggete in qualche modo l’accessorio.

L’avventura mi ha dato però modo di confermare quello che ormai dico e scrivo da anni.

Avere un negoziante di fiducia che ti segue e si prende carico di queste problematiche è fondamentale. Devo ringraziare non una ma cento volte lo staff tecnico di Sanvit (in particolare Daniel P.) che in pratica non mi ha fatto perdere neanche un giorno di riding, assicurandomi sempre tempestività, ricerca di soluzioni e pezzi di ricambio imprestati per non farmi rimanere a piedi. Cosa sarebbe successo con una bici comprata online (penso almeno due mesi di stop) o magari a 200km perché “lì fanno più sconto”?

I giri

Non posso lamentarmi ma devo dire che non è stato un anno eccezionale. Innanzitutto, non ho raggiunto i 100k di dislivello come invece ero riuscito negli scorsi anni (neppure in discesa… 82k in salita 96,5k in discesa).

Solo 74 giri (quasi il 25% in meno che gli anni scorsi), e soprattutto pochissimi in compagnia e troppi nei soliti posti partendo da casa (anche se qualche nuova scoperta soprattutto sul versante che dà su Nalles, Tesimo, Prissiano c’è stata).

Per fortuna non è mancata la consueta vacanza di tre giorni fuori porta che quest’anno si è spostata dalla Toscana all’Umbria. Qui trovi il resoconto

Scorrendo la lista dei tour completati mi viene da segnalare la scoperta, ciclisticamente parlando, di due nuove valli, che sono sicuramente da approfondire, ovvero la Val di Vizze e la Val d’Ultimo

 

 

Molto bella paesaggisticamente l’ascesa al Rif. Petrarca e la traversata della Val di Fosse (anche se funestata da n forature dell’amico Gerry)

 

Ho completato la parte che mi mancava della 100km dei Forti esplorando la zona est di Luserna

 

Come giri meccanizzati con impianti, non mi sono fatto mancare ben due Sellaronda (in entrambi i sensi), il classicone Merano2000 con Monte Catino ma soprattutto il Fassa Bike District con la discesa TuttiFrutti che avevo da tempo sulla wishlist

 

 

 

 

Ho esplorato molto la Val di Non, scoprendo per caso da un cartellone una serie di trail che compongono il circuito “Roen E-bike”: alcuni giri li conoscevo, altri sono stati una bella scoperta.

 

 

Quest’anno, tra l’altro, la Mendola l’ho battuta veramente spesso, salendo magari all’alba per accompagnare colleghi “bitumari” e fare colazione al Passo, o per partecipare ad un ritrovo natalizio, ma soprattutto per tracciare lunghe discese tecniche (come i 1500D- dal Penegal a Lago di Caldaro) veramente sfidanti.

 

 

Discese goduriose anche in Val Venosta (Tarres e Aschbach) e a Carezza

 

 

 

Infine mi piace ricordare questa traccia che ho affinato nel tempo e che chiamo “Bolzano Enduro”; 1500mt di salite e bellissime discese restando sempre sulle pendici che delimitano la conca cittadina

 

Il Portabici, una commedia tutta italiana

Circa a metà anno, parlando con un collega al caffè ho scoperto che cercava un portabici usato da gancio traino e dato che al Bike Festival di Riva a maggio ero rimasto folgorato dal nuovo Thule Epos, ne ho subito approfittato per vendere a lui il mio Thule EasyFold XT2 e comprarmi il nuovo modello.

Recensione in due parole: una figata! Il sistema di aggancio tramite due barre telescopiche con cinghiette rinforzate al posto delle barre fisse e delle clamp è tutta un’altra cosa. Nessun problema di interferenza se si montano due bici, possibilità di legarla in qualsiasi punto del telaio (o anche alla ruota dietro), estrema velocità e maggior sicurezza. Da consigliare…se non che…

Poco tempo dopo l’acquisto, sul forum che di solito frequento è uscita la notizia di una circolare emessa dal MIT (ministero infrastrutture e trasporti) che ha portato lo sconquasso con informazioni contradittorie, e palesemente scritte da qualcuno che non probabilmente non ha mai visto un portabici. Senza addentrarci nei dettagli (se volete, qui c’è un bel riassunto oppure questo thread alla data del 30/12/23 che conta 2250 messaggi!! Buona lettura) si basti sapere che:

  • La norma nasce per i portasci dei pullman, questa la dice già lunga…
  • Se il portabici ostruisce targa o luci deve passare il collaudo alla Motorizzazione (il mio con i bracci giù non ostruirebbe, ma ovviamente senza le bici montate, ma a leggere la circolare sarei in regola!! Dillo però al poliziotto che ti ferma). Quelli super pericolosi attaccati al portellone sono in regola!!
  • Si parla di larghezza (bici comprese) non superiore a quella del veicolo specchietti esclusi (quindi praticamente siamo tutti fuorilegge a meno di non avere un Hummer e una 26” taglia S)
  • Collegando lo spinotto le luci della macchina dovrebbero smettere di funzionare (why???) e sempre teoricamente si dovrebbe chiedere alla casa automobilistica una dichiarazione che quel modello non lo fa (le case interpellate si sono fatte una grossa risata)
  • La bici è assimilata a pali e sci e quindi è considerata elemento “poco visibile”; c’è chi si sta attrezzando con due cartelli uno per ruota o fascette catarifrangenti
  • La targa ripetitrice gialla deve essere quella originale venduta solo in Motorizzazione (forse l’unico punto che ha senso)
  • Ogni motorizzazione di ogni Regione/Provincia sta emanando regole e iter diverse una dall’altra (es. c’è chi attacca un tagliandino sul libretto, chi invece rilascia -a costo doppio- un nuovo libretto di circolazione; qui quella della Prov. di Bolzano, io mi sono già prenotato anche se un gentilissimo addetto con il quale ho scambiato diverse mail dice di attendere…)
  • Ovviamente gancio e portabici devono essere omologati, a norma CE e il gancio già riportato su libretto (ah.. se vendiamo un modello e ne compriamo un altro tocca rifare la trafila; se vendiamo la macchina idem e udite-udite, se il compratore della nostra macchina non ha un portabici deve andare a farlo cancellare dal libretto!)
  • La norma vale solo per noi italiani; i cittadini UE che entrano nel nostro Paese e vanno a girare al Garda posso fare quello che vogliono!

Insomma siamo alla follia, e ogni giorno che passa mi viene sempre più voglia di espatriare!!!

Qualche consiglio su Paesi a basso impatto fiscale e ovviamente ad alto tasso di trail e meteo adatto? 😊

Sperando di avervi tra i buddies dell’anno entrante, vi lascio con le solite statistiche in PowerBi (clicca sulla freccia in basso a destra per il full-screen) e vi auguro un BUON 2024 di sane pedalate!

 

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